lunedì 30 luglio 2012

Dentro una scatola

Che bella l'esercitazione di oggi.
Riconoscermi in una scatola. 
E dopo averla scelta, la scatola che mi assomiglia, descriverla.
Ce n'erano tante. Colorate, grosse, trasparenti, rivestite.
Io, che sono alta, ho scelto una scatola piccina piccina. Io che sono femminile e poco spigolosa ho scelto una scatola asciutta, monocromatica, liscia.
In realtà ci sarei entrata in quello scatolino verde mela. Per farmi portare, una volta nella vita, nel palmo della mano.

Il caffè



Al bancone ordinammo un caffè.
Mia moglie come sempre, spiegò quel caffè: ristretto, poco latte, appena tiepido, molta schiuma. Poi si sfregò le mani, ancora nei guanti, guardandosi attorno.
Conoscevo quei guanti e conoscevo il cappotto blu doppiopetto, che portava allacciato stretto sul davanti.
Quel vezzo di sfiorarsi con l'indice e il medio il labbro superiore, nell'attesa, non mi sfuggì, ma fu catalogato insieme agli altri gesti, conosciuti anch'essi.
La porta del bar si aprì, e annunciando che si era alzato un vento freddo entrò un uomo.
Lei si voltò, rialzandosi il bavero, di certo infastidita, poi lo sguardo le si accese appena, si soffermò, indugiò. Pochi attimi ancora e si definì sul suo viso quell'espressione infantile e stupita. Che non ricordavo.
Salutò l'uomo forse troppo vagamente, un lieve rossore si diffuse dagli zigomi alla fronte.
Repentina, ma ancora distratta, si rivolse nuovamente a me. Sollecita.
Zucchero?”
Allora vidi per la prima volta i guanti rossi, che sfilò per sollevare il cucchiaino, rivelare mani bianche e belle. E notai per la prima volta il cappotto blu doppiopetto, che portava allacciato stretto sul davanti, mostrare la figura snella.
E quel gesto, quel raccogliere i capelli con entrambe le mani, scoprendo il collo lungo e il piccolo neo sul lobo dell'orecchio, no, non lo conoscevo.

E' tardi...


Se tu apparissi ora
Come sei
Con quel tuo modo di guardare ...netto
Coi tuoi capelli
Che come un sipario
Si aprono soltanto
A chi ha il biglietto
Io nuovamente ancora un'altra volta
Mi sentirei così
Come mi sento
Incatenato nella tua atmosfera
Imprigionato
Come piuma al vento
Io per la prima volta nuovamente
Mi sentirei così come mi sento
Ancora un'altra volta nuovamente
Starei proprio così
Come sto adesso
Innamorato

sabato 28 luglio 2012

Viaggio nelle storie


Lunedì inizio.
Un percorso di studio e approfondimento, professionale e personale.
Incontrerò persone nuove, che si racconteranno. E io mi racconterò.
Partendo dal "sentire" e dai sensi arriveremo all'esprimere, attraverso le parole. Così impasteremo in cucina, leggeremo, cammineremo all'alba, lavoreremo sull'esplorazione tattile di materiali che sanno rievocare, giocheremo con l'improvvisazione teatrale.
Quanta roba.
Ce la farò?
La cosa, ad essere onesta, che davvero mi emoziona, è il conoscere storie. Viaggiare per una settimana nelle vite altrui, che sono pozzi di sorrisi, volti, vicende, adii e partenze. Tutte così diverse e tutte così simili.
E poi studiare le persone. Le espressioni, le posture. Fare congetture. E smontarle regolarmente.

Festival degli artisti di strada


Che bello.
Le strade della nostra piccola e provinciale città, mi ricodavano la Parigi delle piazze, del metrò e del Lungosenna.
Gente, facce, musica, colori.
Ragazzi giovanissimi, californiani che hanno attraversato l'oceano per incontrare le pallide facce degli udinesi che stentavano a battere le mani a tempo.
Ma sì, poi si sono fatti coinvolgere, scaldandosi, nel loro stile, a fuoco lentissimo.
Avrei voluto fare tante foto, ma mi accontento di qualche scatto. Ho guardato, mi sono emozionata, e se mi dicevano "Say yeah!", ho urlato "Yeah!"...

venerdì 27 luglio 2012

Festa


                                                            Pronti a danzare?

Io sì. Oggi  vorrei organizzare una festa. Una di quelle feste in cui inviti gli amici più cari, e balli perchè ti diverti e stai bene. Balli come viene, senza pensare a niente. Una festa sulla spiaggia, con l'anguria.

giovedì 26 luglio 2012

Cugini


Ero una gran pallonara da piccola.
Ma sparavo palle grosse, colorite, poco credibili. 
Tipo:
- dicevo di avere un fratello francese che si chiamava Francoise (con "e" finale...trattasi di nome femminile) che non potevo incontrare in seguito ad intrighi familiari stile Lady Oscar
- millantavo dei poteri magici, ma spiegavo che mi era impossibile esercitare causa patti di sangue sigillati con oscuri stregoni
- raccontavo di viaggi interstellari notturni, ad un'ignara vicina di casa appena più piccola di me, che si beveva tutto. Poi riferiva a sua madre, che non le permetteva di frequentarmi....
Quando mio padre mi mise al corrente del fatto che mia nonna era imparentata con Lucia Bosè, pensai bene di andare a sbandierarlo ai quattro venti. Raccolsi le bambine dell'isolato e sparai la mia bomba.
E fu così che io, ancora bimbetta, scoprii di essere cugina alla lontana di quel 25 enne Miguel che spezzava i cuori delle mie amichette (e il cui poster campeggiava in ogni camera del quartiere), ma venni liquidata con un'alzata di spalle collettiva.

Melodie nuove


                                                        Ma che bravi! Recente scoperta.

mercoledì 25 luglio 2012

Le mie amiche


Ho un'amica lontana. Che non ho mai visto, in qualche modo "virtuale".
Ma è così vera, così incredibilmente sensibile e capace di ascolto. Sembra sia qui quando parla.
Dice cose belle e molto sagge, che trovano posto dentro di me.
In questo mare, dove si può far fatica a galleggiare, quando si increspa, e magari ci sono pure le onde, non continuare a forzare, lasciati andare..abbandonati a quello che viene, gioia, dolore, paura, confusione...
Non contrastarlo, prendilo per quello che è, tanto passerà, tutto passa. Non è il tempo della bonaccia, quello in cui le braccia, come per incanto, cominceranno a muoversi da sole, nette, puntuali, precise.

Sulla tua bocca e sulla sabbia

Ode Al Giorno Felice

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.

Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.

Pablo Neruda

Non ne sbagliano una



Ho scoperto che il 2 settembre saranno a Parigi.
A dire il vero non sono proprio due passi.
Se penso che nel 2009 erano proprio qui, dietro casa mia, avrei potuto raggiungerli in bicicletta. Invece niente.
Puntatina a Parigi?

lunedì 23 luglio 2012

La Edda

Qualche anno fa ho seguito un corso di taglio e cucito.
L'insegnante, detta "signora Edda" pareva un personaggio da romanzo d'appendice.  Ma non era così leggera.
Portava gonne di panno grosso e caldo, dalla lunghezza improponibile. Quella misura "smorza-maschio" che si colloca esattamente tra il ginocchio e la caviglia. Scarpe riposanti e occhiali strutturati. Silenziosa e poco tollerante con chi si abbandonava a qualche chiacchiera futile, la signora Edda pareva rianimarsi, riacquistare favella e morbidezza quando una delle allieve esibiva una stoffa cangiante, un taglio di seta, uno scampolo di fresco piquet.
Nonostante il suo aspetto austero, sapeva entusiasmarsi della minigonna più modaiola, dello spacco più ascellare, suggerendo modifiche, colori, invitando tutte le corsiste ad esprimere un parere, quando, uscendo dal bagnetto che fungeva da cabina di prova, l'allieva di turno faceva il suo defilè.
Davanti a quello specchio, ho visto ragazze grassottelle compiacersi di generosi decolltè. E signore tristi riacquistare larghi sorrisi.
Edda dei miracoli.
Sarebbe fiera del vestitino verde e fiorito, che ho finalmente ultimato. Se ne stava lì, imbastito a metà, tristemente incompleto. Ci starebbe una scarpina bianca. Tacco 9.

domenica 22 luglio 2012

Una maestra per me

Oggi abbiamo inziato il nostro lavoro con Cristina.
Cosa fa di un formatore un bravo formatore?
L'ascolto, forse. La capacità di calare ciò che sa, ciò che insegna, in un contesto, che non è mai uguale ad un altro.
Il mettersi allo scoperto, mostrando anche le paure, gli errori.
E poi, l'essere creativo.
Per esempio. Ecco qui un vocabolario. Si chiama "una parola da condividere".
Un bambino incontra una parola nuova. Cerca il suo significato sul vocabolario.
Scrive la parola nuova su un lato del cartoncino colorato e il suo significato sull'altro lato. Alla fine, si firma con il suo simbolo (un gattino, una stella, un fiore...).
Conclusa la settimana si condividono le parole nuove (leggendone ai compagni il significato) e si scopre quale bambino ne ha cacciate di più.
Geniale!

Autoscatto


Mi sono scattata delle foto.
Perchè.
Oggi saltellando qua e là su Flickr sono incappata in una serie di bellissimi autoritratti. Ottima macchina, senza dubbio, la mia vale un decimo.
Mi è sembrato però, che al di là della qualità dello scatto, quelle immagini dicessero la verità. Cioè, che la giusta angolazione, il giusto taglio, l'espressione autentica, venissero proprio da quel raccontare di sè in modo diretto e personale.
Ne avrei salvate due o tre, in realtà. Due o tre parlano davvero di me.
Mi sono divertita però. Perchè ho trovato altro, altro che lo specchio non dice.

Acqua e coraggio


"Ciao zietta, 
non capita di dover dire "addio" alle persone care, non capita di dover rinunciare ai propri punti di riferimento, non capita di cambiare vita per un anno intero.
Perchè poi alla fine ruota tutto intorno a questo, no? La paura per il cambiamento. La paura di non ritrovare tutto ciò che si è lasciato alle spalle, tutto ciò che si è riusciti a costruire. Può essere logorato o distrutto o cambiato in un anno?
Forse come diceva qualcuno: Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente. "

Una mail bella e dolce, per me.
Non sono sua zia, ma le voglio bene come se lo fossi. Ha solo 17 anni, e ha deciso di passare un anno negli stati States. Senza rete. La nuova mommy non cucina, il nuovo daddy pesa oltre cento chili. Le hanno detto che in Usa l'acqua scorre a fiumi, che non è affatto necessario chiudere il rubinetto quando si insapona sotto la doccia. 
Magari, la prossima volta che accompagni Mommy and Daddy al consueto appuntamento di letture bibliche, potresti dirlo, mia coraggiosa ragazza, che anche in Italia l'acqua scorre a fiumi. Che però, appena sotto la Sicilia, un bambino cammina nove ore per riempire una tanica d’acqua al pozzo più vicino e altre nove per tornare a casa.

venerdì 20 luglio 2012

Across The Universe


Un bellissimo musical, voci splendide: ai Beatles sarebbe piaciuto.

Oh yeah, I´ll tell you something
I think you´ll understand
When I say that something
I wanna hold your hand…

Crescere


Ho fatto un sogno incredibile.
Tu dici. Sono grande, ormai le cose dell'infanzia sono andate, ne sono passate di lune. Anzi, dici anche altro.
Per esempio che è poco produttivo stare su un ricordo amaro, se non lo sai rielaborare un po'. Insomma, ti dici che devi crescere, guardare avanti.
E siccome io mi ascolto, normalmente sublimo. Bè, sublimo. Magari passo oltre.
Insomma, eravamo al sogno.
Esco di casa, bella fresca in un vestito leggero. Vedo, uno a fianco all'altra, venire verso di me i miei genitori. Ma giovani, belli, sorridenti. Complici.
Ecco. Già questo sarebbe di per sè assurdo. I miei si sono separati quando avevo otto anni e hanno praticamente smesso di comunicare. Persino di salutarsi se si incrociano, sullo stesso marciapiede.
Io, non sono più io. Corro incontro a mio padre, come se avessi dieci anni e gli getto le braccia al collo. Lui mi spettina un po', mi dice qualcosa come "ciao stella".
Impossibile. Noi non siamo più padre e figlia. Siamo due estranei.
La mamma ride, mi guarda felice.
"State andando a casa?", chiedo.
"Sì, abbiamo fatto la spesa", risponde la mamma, e solleva una borsa di nylon, colma.
"Non posso accompagnarvi in macchina, ho un appuntamento", dico sconsolata.
Al che la mamma, alle spalle di  papà, mi strizza l'occhio, come a dire "non preoccuparti, vai tranquilla, che noi abbiamo voglia di star soli".
Mi sono svegliata col sorriso.
Difficile crescere.

giovedì 19 luglio 2012

Nella rete


"Ma l'ha conosciuto in rete?"
"Sì..."
"Ah no, non può funzionare. Vedrai quando lo incontra, che delusione".
In fila alla cassa del supermercato ascolto. Le due giovani donne senza famiglia (lo intuisco dalla misera spesa e dall'abbondanza di cioccolato e prodotti Vitasnella) sembrano conoscere la verità. Chissà quante volte sono incappate in presunti Clive Owen che alla resa dei conti hanno sfoderato il fascino di un Tony Soprano.
"Si è fatta mandare una foto?"
"Ovvio, ma ti fideresti tu? Sarà davvero lui?" 
Mi vien da dire qualcosa, vorrei convincerle che ci sono anche le parole. Nulla come le parole svela un volto, un'espressione, un moto degli occhi. Parole dette, ma anche parole scritte.
"No, è che...", mi ritrovo a dire, ad alta voce, senza sapere come.
Si voltano, mi guardano, entrambe in attesa.
"Volevo solo dire che la mia amica Giulia -gran bella donna peraltro- ha conosciuto una persona, così, scrivendo parole. Ed è vero amore, eh".
Scettiche.
Ancora entrambe, in coro: "ma si è fatta mandare una foto?"
"No veramente. Lei si è raccontata. E lui si è raccontato. E si sono trovati bellissimi".
Alzano le sopracciglia, in stereofonia, si scambiano uno sguardo perplesso.
Eppure è andata così.
Anzi Giulia, ne approfitto per dirti che io ci credo. Ci credo, funziona.

Strade


Per gli avventurieri, per tutti coloro
che si allontanano dai sentieri battuti,
la vita è un gioco fantasioso in cui
il riso, la fortuna e l'amore giungono
per strane vie, inaspettatamente.
Ma non per questo meno dolci

Il diavolo è femmina
George Cukor. 1935

mercoledì 18 luglio 2012

Lavori e lavoro


Ecco, io non sono tipo da star lì a rimpiangere il sole, il mare, la colazione in terrazza, l'ozio totale.
Insomma, un po' di nostalgia sì. Ma gestibile.
Son già qui che penso alle cose da fare. Ho salutato la scuola con i lavori in corso (vedi foto), le mie aule che sembravano improvvisamente grandissime e spaziose, come per magia. Devo tornare su, prendere le misure, stabilire come organizzare gli angoli, le attività. E una volta definiti gli spazi, sarà il momento di preparare le montagne di materiale che i bambini utilizzeranno in autonomia e che dovrà sempre restare a loro disposizione. Ho delle idee bellissime.
Domenica aspettiamo la Cristina. Cristina è la nostra formatrice, che arriva dritta dritta da Cortina d'Ampezzo. Non vedo l'ora di farle vedere la scuola, che si trasforma, e ascoltarla. Perchè lei ha quel modo bello di dire le cose, le illumina e ti fa sembrare tutto possibile.
Al lavoro!

martedì 17 luglio 2012

Eccomi!


Sono tornata!!!! E volevo condividere questo...dolce e nostalgico...magari un po' amaro.

lunedì 16 luglio 2012

Salonicco






Salonicco si presenta con la sua anima metroplolitana e caotica: traffico, etnie, colori, bellezza e decadenza.
Temperatura all'arrivo: 34 gradi. Un vero shock!
Rimpiango l'acqua azzurra e trasparente...







Una vera tortura la visita della città, anche se è pomeriggio inoltrato. Per un pelo non perdo conoscenza su un autobus stipato di gente in cui siamo costretti a viaggiare in piedi per per quasi mezz'ora.








C'è vita, sì. Ma sembra scorrere in luoghi a me inaccessibili.
Molti negozi sono chiusi e c'è l'aria che da noi si respira a ferragosto: caldo torrido, pochi turisti stanchi, immondizie spinte dal vento, lungo i vicoli.

domenica 15 luglio 2012

La zia Marchesa - Simonetta Agnello Hornby

CHE DONNA!




Amuri è cuntintizza.

Ho deciso di riprendere un libro già letto.Io non lo faccio mai e forse sbaglio. 
Mi ha accompagnata in questi ultimi giorni di sole, sprofondato nella borsa del mare, fra creme abbronzanti, conchiglie e sassi colorati. Una presenza, una carezza.
Un libro di quelli che...non senti caldo, non senti fame, non senti stanchezza.

La vita è come una treccia, ogni ciocca è importante e ha un significato. La prima è quella del dovere, che abbiamo tutti e che significa obbedienza; la seconda è quella della roba – chi l'ha deve stare attento a non farsela arrubbare e chi non l'ha ha soltanto la fame nelle budella e la vulissi assai – e la terza è quella dell'amore. E se una ha tutte e tre le ciocche belle forti, la treccia è bellissima e vive felice. Ma assai fimmine hanno la prima ciocca bella folta, mentre le altre due sono sottili. Se riescono a intrecciarsi la treccia bella non è, ma tiene, e la vita continua. Se invece la ciocca dell'amore addiventa troppo forte e quella del dovere è debole, la treccia non regge e si disfa: tre devono essere le ciocche, così è.
Simonetta Agnello Hornby, La zia Marchesa 


venerdì 13 luglio 2012

Red ribbon


Seduto sotto l'ombrellone messo di sghimbescio, a proteggersi dalla luce calda e satura delle tre, sul lungomare affollato, Claudio legge.
Rincorre lettere e parole, avanti e indietro, prova a fermarle, ma il pensiero non ne vuole sapere, e sale. In alto, irriverente e libero, planando sul gommone giallo, nel quale due ragazzi si avvicinano lenti, occhi negli occhi. Le mani di lui sugli avambracci di lei. Ecco, il pensiero passa di lì, nello spazio tra i due che va via via riducendosi, uno spazio denso di vita e domande.
Poi ancora su, sopra i tavolini del bar, sentore di cocco e pittura ad olio, azzurra, che rifrange il sole.
Due signore raccontano, le gambe allungate nei pareo, i bicchieri bagnati di condensa. E le frasi salgono, il pensiero le raccoglie, le assaggia.
Richiama il suo pensiero Claudio, lo vuole con sè. Ma quello scalcia e tira, fino all'ultimo prova a continuare la corsa. Si aggancia tra gli asciugamani e le borse di paglia, poco lontano, e Claudio si volta, prova a farlo tornare, ma non c'è verso.
Rimane lì, dove una bambina con piccole mani abili e sicure spazzola i capelli ad una donna bionda, in un costume nero, seduta all'indiana.
La donna ha gli occhi chiusi, tiene la testa reclinata indietro e la bambina fa scorrere lenta la spazzola, dall'alto in basso, con gesti profondi e ipnotici. Ad ogni colpo di spazzola la donna si allunga, inarca leggermente la schiena. Sussurrano, sorridono.
Ed ecco che la bambina fa apparire un nastro rosso, lucente e vivo. Raccoglie la massa dei capelli, che annoda con il nastro, e che lascia poi cadere, pesantemente. Ammira l'effetto, soddisfatta.
La donna si volta, apre gli occhi, scrolla piano la testa. Si alza, porge la mano alla bambina e assieme si allontanano, verso il mare.
Claudio le osserva camminare, morbidamente sulla sabbia. E il suo pensiero è sempre lì, ora fra i loro piedi che affondano, ora a volteggiare attorno al nastro rosso, come una piccola mosca molesta. 
Claudio può vedere, restando seduto e fermo, il nastro sciogliersi e liberare poco a poco i capelli, quindi cadere lieve sul bagnasciuga.
E' un attimo. E' un attimo alzarsi rapido, raccogliere il nastro, avvolgerlo intorno al pensiero (che docile, si lascia fermare) e perdersi fra gli ombrelloni.

mercoledì 11 luglio 2012

Viaggio nel tempo


Eccoci qui, alla fine della terza tappa.
Domani ci sposteremo, per gli ultimi giorni di mare. Poi gita a Salonicco.
Si respira un'aria molto retrò, da località di villeggiatura dell'infanzia di mamma mia: il profumo della frittura, i tavolini sul mare, la musica greca melodica, che impazza tra gli ombrelloni e le borse frigo colme di pasticcio di melanzane e vino.
  


La gente non cerca angoli tranquilli, vuole mescolarsi alla gente. Così non è difficile trovare piccole spiagge deserte, angoli e baiette nascoste, in cui godere di silenzio perfetto. Il silenzio dei rumori dolci.
E poi, devo dirlo al greco del kebab all'angolo, quando torno in città. Il pita gyros mangiato qui, al canto dei gabbiani, non ha eguali.


venerdì 6 luglio 2012

Greek



Difficilissimo connettersi!
Però ci tenevo.
Al volo.
Innanzitutto il viaggio in aereo è andato. Non voglio dire "bene", ma ammetto che sia andato.
Lasciato oggi il piccolo paradiso low-cost che ci ha ospitati in questi primi giorni. Sembra impossibile che riescano anche solo a non andare in perdita...
La crisi si tocca e si sente.

Nuova sistemazione molto molto rustica (mi sento a casa, niente aria condizionata, niente zanzariere, solo qualche piastrina elettrica per cacciare i molesti insetti) ma decisamente strategica: a 200mt spiaggetta caraibica con acqua azzurra e trasparente.
Cene casalinghe in terrazza rigorosamente greche: koriatiki, souvlaki, retsina (che buonn questo vino profumato e secco!), olio d'oliva locale...
Leggo, come promesso.

Ho già divorato tre libri (una Nemirovsky tremendamente bella e struggente) e il quarto mi attende in valigia. Se vado avanti così credo che negli ultimi giorni mi resterà solo da poltrire e scrivere.
Che come programma, non è male.



lunedì 2 luglio 2012

Eh sì, si parte...


Fermo restando che l'idea di alzare i piedi dal suolo mi atterrisce già da ora, preparo il mio bagaglio con zelo.
Mi sono regalata una tuta di seta blu che lascia le spalle scoperte (un po' cinese, costa poco), solo perchè è leggerissima e non ingombra. No, è una bugia. Solo perchè era bellissima e fresca.
Quest'anno, finalmente, vacanze che non contemplino anche lo studio.
Voglio fare tante foto. Dormire sull'amaca. Leggere all'inverosimile.
E se mi capita (ma solo se mi capita, perchè sarà difficilissimo), postare un saluto, qui nel blog.
Altrimenti, il diciassette luglio sarò di nuovo qui...abbronzata e riposatissima. :)

domenica 1 luglio 2012

Se mi lasci ti cancello


Colonna sonora meravigliosa (Beck), per un film prezioso e poco conosciuto...

Notti assonnate di lancette che sbucciano i minuti...

Troppo caldo per dormire. Troppo caldo per leggere. Troppo caldo persino per stare immobile e ferma, sul divano. 
No, non ho l'aria condizionata. Sono ancora tra le schiere degli illusi, quelli che dicono "il caldo c'è sempre stato, è importante anche imparare a sopportare, l'uso del condizionatore incide sul riscaldamento globale...".
Ma una notte come questa non ha precedenti.
Anzi, forse sì.
Ero a casa dei nonni, in estate. Avrò avuto dodici o tredici anni. Faceva molto caldo, molto e in camera mia c'erano parecchie zanzare. A notte fonda ancora non avevo preso sonno. Ricordo che presi con me il diario (ecco, già all'epoca era dolce e consolatorio scrivere) e scalza raggiunsi la cucina. Seduta al tavolo (laccato di beige, che scrostava leggermente sugli angoli...ne posso sentire ancora l'odore, di legno e vernice), iniziai a scrivere. Avevo la percezione netta che quella condizione favorisse un esprimersi più fluido e vero: il silenzio, la notte fuori dalle finestre, il cane addormentato ai miei piedi.
Ci fu un rumore, e come destata da un sogno, sussultai. Il nonno Giovanni aveva visto la luce in cucina, si era preoccupato per me, ed ora era lì, con il suo elegantissimo pigiama bordeaux. Il nonno godeva di quell'eleganza innata, che fa sembrare gran signori anche nel cuore della notte e con le ciabatte ai piedi.
Disse solo "tutto bene cocussa?", e mi poggiò una mano sulla testa.
Nel lessico familiare per Giovanni ero "cocussa". Credo venisse da "cocca, cocca del nonno".
In un istante, quel piccolo gesto, quel trattenermi e poi restituirmi la mia fragilità, attraverso le parole ed il contatto, mi fece sentire tutta la stanchezza della veglia, degli occhi pesanti.
Fu dolce prendere sonno, mentre fuori il giardino incontrava la prima luce.

notti buie come un forno
notti insonni prima di un gran giorno
notti dure d'illusioni
lunghe scure di caffe'
...
e se stanotte tu mi fossi accanto
stanotte che ti voglio
e non sai quanto
tu che sei stata e sarai
tra le persone piu' mie
tu che mi stai
nei quattro angoli del cuore
ridammi in queste mani senza amore
l'amore delle mani tue