sabato 31 marzo 2012

I biglietti

Filippo dice oggi alla sua mamma: "ieri alla gita, è stato il più bel giorno della mia vita. Ero l'assistente di Gioia e ho pagato in cassa, con lei, ventidue euro".
Cosa chiedono i bambini? Di affiancarci. Di condividere le responsabilità. Di essere coinvolti. Di avere la possibilità di dirsi.
E noi? Allacciamo le loro scarpe. Scegliamo i loro vestiti. Organizziamo le loro feste di compleanno, i loro pomeriggi, le loro vacanze.
Invece, aprire una busta bianca, contare le monete, raccogliere i biglietti, rende una giornata indimenticabile.

Basta così

 Un pezzo che sa commuovermi sempre, un video incredibile, due voci che amo.

Ridere
sarò sorpreso poi a vederti ridere
senza bisogno di dover decidere
per chi
se non per me
e allora sarà facile
tagliare l'aria
se non lo si farà in due
e ti vedranno correre sui cieli
di ciniglia e popcorn

Liberi ci sembrerà di essere più liberi
e intanto farò a pugni contro il muro per
averti ancora qui...

portami altrove
portami dove non c'è nessuno che
sappia di noi
fammi vedere
come si muore
senza nessuno che
viva di noi...

venerdì 30 marzo 2012

Alla mostra!

 
Finalmente siamo andati alla mostra.
E' incredibile: le ricerche fatte sugli esploratori, che i bambini hanno preparato con passione e presentato ai compagni, sembravano scolpite nella memoria.
Parlavano tutti assieme, volevano dire.
"Ardito Desio è morto a centoquattro anni!"
"Lodovico di Caporiacco aveva scoperto le pitture rupestri, ma un altro esploratore voleva far credere di averle trovate prima lui!"
"Ellero è morto perchè la sua nave è affondata!"
Gli esploratori sono persone, vive. Svelare l'umanità dei personaggi, il fatto che soffrano, gioiscano, far scoprire ai bambini che la storia è fatta di volti, cuori e taccuini con le note a margine, rende tutto tangibile e prossimo.
Usciti dalla mostra, mentre tutti si rincorrono, Giacomo prende un quadernetto e mi dice: "maestra, potrei scrivere?". E accucciato sui gradini, tenta una piccola cronaca della mattinata, che via via aggiornerà con gli eventi più salienti.
Filippo si preoccupa di Beatrice, solerte e un po' severo, controlla che non dimentichi nulla e le sistema lo zainetto.
Nella piazza del Duomo ci fermiamo ad ossservare le forze dell'ordine che fanno il loro ingresso in chiesa, per la rituale messa pasquale.
Lucia si indigna. "io odio i militari!".
Riccardo si volta allibito e replica seccato: "ma se ci difendono!". Piccola discussione, li invito a riflettere, potremmo fermarci qui a parlare per delle ore.
Ci arrampichiamo sul colle del castello. Un giovane ghanese infila perline e i bambini, prima timorosi e poi più arditi, chiedono, toccano, vogliono sapere del Ghana. Prendono nota del suo nome. Miki.
"Come il topo", dice Lisa.

giovedì 29 marzo 2012

Summit

Ultime dalla Coop.
In cassa c'erano 160 euro. Ecco che oggi, fatti i conti, sottratti i 22 euro della gita e i 35 euro degli ultimi acquisti (catalogo Greenpeace: noi sosteniamo l'ambiente!), il fondo sembra essersi notevolmente asciugato. I bambini parlano, riflettono, sostengono che le spese sostenute ultimamente potevano essere evitate o rimandate.
Secondo Giacomo 103 euro sono pochi. Si solleva una discussione, e i bambini autonomamente scoprono che "poco" è un concetto relativo. 
Torniamo sulla proposta di Miriam, che va soppesata e ponderata: festa di primavera sì, o no?
Riccardo ha portato sua mamma al vivaio e arriva con i prezzi delle piantine, scritti da lui con la matita a punta morbida su un enorme foglio tutto pasticciato.
"Maestra, 6 piantine di peperone costano un euro e ottanta. Quanto costa una piantina?"
E giù con le operazioni. Fanno a gara per venire alla lavagna a scriverle.
"Ma se paghiamo una piantina 30 centesimi, a quanto possiamo rivenderla?"
Lucia propone di raddoppiare, Filippo dice che è troppo poco.
Hanno scritto due pagine fitte fitte, senza neanche accorgersene. Anzi, volevano pure aggiungere delle note.
Miracoli della scrittura funzionale.

Jude





Allora.
Mi prendono molto in giro riguardo alla mia passionaccia per Jude Law. Che, in tutta onestà, sta perdendo un po' del suo smalto (vedi foto: prima e dopo), ma al quale il tempo non toglie quell'aria scanzonata e ironica da figlio di buona donna.
Anche se nella mia quotidianità di borse della spesa, lavastoviglie e copertina di lana non ce lo calerei per niente, è un piacere saperlo vivo mentre con disinvoltura passa da una Siena Miller ad una Cameron Diaz. Biondine e scialbine (non me ne vogliano gli estimatori del genere).
Certo che, al mattino davanti al caffè preferisco meno perfezione.

martedì 27 marzo 2012

Cerchio dell'anno


Ancora non ce l'ho fatta.
Ma per il prossimo anno mi piacerebbe davvero preparare il materiale per il "rito del compleanno con il cerchio delle stagioni".
Cristina, che quest'estate ce l'ha presntato durante il corso di formazione, lo ha testato su una collega. E' stato commovente, dolce, bellissimo. Pensare che tutti gli amici, seduti in cerchio, si predispongano a ripercorrere le tappe di vita del festeggiato e gioiscano con lui delle piccole e grandi conquiste, è chiedere ai bimbi (e ai grandi!) partecipazione, ascolto, empatia.
E ancora, siamo terra, cielo, acqua e apparteniamo al ciclo delle cose e della vita. Che lezione!
 

lunedì 26 marzo 2012

Incontri

Un persona speciale, di quelle che ti cambiano l'ordine delle cose.
Roberto Pittarello, docente e relatore della mia tesi, vive ascoltando i bambini con la capacità di leggere la loro unicità.
Sta raccogliendo i loro aforismi che sono "fulminanti e spietati", ma che brillano di vita.
Ho incontrato il professor Pittarello un afoso giorno di luglio, in una stanza grondante di gente e umidità. La camicia immacolata, perfetta, il passo lento e cadenzato: in un attimo aveva rapito l'attenzione della platea accaldata e fiacca.
E pensare che arrivavo lì reduce da una dolorosa sconfitta. Una docente molto letterata e molto rigida aveva categoricamente rifiutato la mia tesi sulla scrittura creativa nella scuola, ritenendola approssimativa e ridicola: roba da cestinare.
Ed ecco Pitatrello con gli occhi lucenti ed il sorriso sornione a dirmi: "tutta la scrittura del bambino è creativa. Non abbiamo che da raccontarla".
Si può chiamare fato?

Ripieno

Perchè combattere con il corpo?
Ha un senso pensare all'involucro come qualcosa che incarta un "dentro"?
Il mio ripieno non si è forse modellato proprio sugli angoli, le asperità, le pieghe, gli avvallamenti del mio "fuori"? Non è indissolubilmente incollato, legato, mischiato?
Sarebbe così saggio, come genitori, non chiedere mai ai nostri figli di essere belli. Perchè noi lo chiediamo, spesso, e senza esserne consapevoli. Ricordo il mio sguardo pieno di orgoglio che passava dal faccione del nostro primogenito pasciuto e sorridente seduto nel passeggino, al visino magro, grigio e silenzioso dell'amichetto.
Io stessa, adulta, consapevole e reduce da anni di analisi, autoanalisi e formazione, mi sistemo i capelli prima di incontrare mia madre.
Diamo loro il permesso di essere. Belli, brutti, storti, ma allegri. Ma capaci di godere.
Dovrebbe bastare.

domenica 25 marzo 2012

Un regalo


Ballare è così perfetto.
Ieri sera un momento libero e liberatorio, in cui ero solo piedi, braccia e cuore.
Scoprire, non proprio a vent'anni, che ti puoi concedere il lusso di lasciare che il tuo corpo esprima la gioia attraverso il movimento, ha un sapore speciale. E magari puoi anche cantare, mentre danzi.
Belle le mie amiche, le nostre facce sudate, belli i piedi scalzi di Daniela, i sorrisi di intesa, bello l'aver tagliato fuori tutto il resto.
Grazie ragazze, il regalo più gradito.


Benessere

Aveva le sembianze di Denzel Washington il santone-guru che nel sogno di stanotte mi ha fatto rapire da cinque donne bellissime vestite in perfetto stile Charlie's Angels. Una di loro mi ha sparato del sonnifero nella coscia e sono stata trasportata in un luogo sconosciuto. Al risveglio Denzel, con voce profonda e suadente mi ha chiesto semplicemente "come stai?".
Così si è sciolto qualcosa dentro e tra le lacrime ho detto che stavo male. Che non mi volevo per niente bene.
"Ho capito", ha sentenziato "ora risolviamo tutto".
Dopo aver caricato una siringa con del liquido azzurro, mi ha fatto un'iniezione all'altezza del polso. Ho pecepito il calore, dal polso al braccio, dal braccio al cuore. E un senso di benessere, immediato, puro, gioia che ti sazia e ti riempie e ti lascia senza fiato.
Caro Denzel, intanto vorrei ringraziarti. Questo sogno mi fa capire diverse cosette.
La festa di ieri sera ha risvegliato alcune parti di me che credevo di aver liquidato e con le quali invece dovrò ancora incontrarmi. Che stanchezza.
Se poi mi stufo di provare a capire, e a te avanzasse ancora un po' di quel liquido azzurro, sai dove trovarmi.

venerdì 23 marzo 2012

Estate con chi vuoi

Quest'anno ho voglia di tornarci.
Dei campi di volontariato ricordo persone, facce, dialetti. Incredibilmente si tende a dimenticare la fatica.
La fatica del condividere tutto, sempre, 24 su 24, con persone mai viste, che non avresti scelto come compagni per una vacanza. Le piccole e grandi discussioni, magari per vere cretinate, che lì si amplificano. Ore ed ore passate in cucina a 30°, spignattando per venti, venticinque persone, tagliuzzando tofu (che ti fa schifo) e cipolla (che non sopporti). Le notti nei letti a castello che cigolano e le zanzare assatanate.
Ti resta la gioia degli incontri. E che incontri! Paola, Laura e Gianmaria sui colli vicentini. Franco, Niccolò e Sandra nel bellunese. Serate di chiacchiere, danze, giochi. Confidenze e lacrime con chi, fino ad una settimana prima, viveva lontano da te, nello spazio e nel cuore.
Sì, quest'anno ci torno.

grammatica delle emozioni


I  miei ricordi legati all'analisi grammaticale sono pessimi, per non dire drammatici.
Invece, proprio oggi, Lucia mi chiede (mani giunte e occhi dolci): "maestra, quando faremo gli avverbi?"
La Montessori ha collegato un simbolo ed un colore ad ogni parte del discorso. Ma non solo. Una favola dal sapore antico, tanto amata dai bimbi, lega nomi, aggettivi, verbi, articoli, in una trama narrativa che dà senso e spessore emotivo alla tanto temuta grammatica. La chiama la "psicogrammatica". Non è bellissimo?
Ed ecco che il nome diventa un principe nero e vanitoso, che si fa accompagnare da due inservienti, uno piccolo e l'altro grande: articolo e aggettivo.


giovedì 22 marzo 2012

Coop

"Maestra, possiamo fare riunione della mini-coop?"
In realtà era da un bel po' che la mini-coop "I pensatori" (così battezzata da quelle fertili menti in formazione con le quali mi approccio ogni giorno) non tirava le somme del suo operato.
"Va bene, dopo pranzato vi riunite".
La nostra piccola coop nasce dall'esigenza di calare i bambini nel quotidiano dare e avere, in funzione di necessità, bisogni, esigenze.
Ogni socio ha versato la sua quota a settembre: un euro pro capite, per un totale di 15 euro. Quasi all'unanimità hanno deciso che gli adulti li vogliono fuori, che questa è una faccenda loro, da gestire in autonomia. Io faccio da silente scriba, segretaria zelante, messaggera, telefonista.
Da settembre, il piccolo capitale è cresciuto: oggi in cassa hanno contato 160 euro.
Entrate e uscite sono state registrate regolarmente.
Qualcosa è stato investito per organizzare eventi (l'aperitivo-spremuta offerto ai genitori, una lotteria, la mostra degli esploratori), che hanno permesso ai bambini di capire che il guadagno non è cosa facile. Tocca impegnarsi, decidere, rimboccarsi le maniche, trovare accordi.
Dei piccoli ma necessari acquisti (gomme da cancellare, colla, matite...), sono stati via via messi ai voti e autorizzati.
Un mese fa, l'idea di premiarsi. In fondo, avevano lavorato duramente e l'idea di spendere per qualcosa di piacevole e appagante li gratificava. Ognuno ha fatto la sua proposta: gelato collettivo, caramelle, un gioco da tavolo. Poi Marco ha spiazzato tutti con un'idea incredibile: una gita! La gita non si presta ad un consumo veloce, lascia la bocca più dolce di una caramella, coinvolge e diverte più di un gioco da tavolo!
Ed ecco che la riunione di oggi doveva definire i dettagli di questa uscita.
"Maestra, cosa ti hanno detto quelli della mostra? Quanto costa il biglietto?"
Fanno due conti e verificano che con 22 euro tutta la classe, maestre comprese, potrà accedere alle tanto agognate sale della mostra.
"No", dice Giacomo "sono troppi soldi!"
Valutiamo, ponderiamo.
Miriam dice che si potrebbe organizzare una festa di primavera per non perderci troppo, per rientrare con le spese. Alla lavagna ragionano su costi e ricavi. Se comperiamo dei semi, potremmo far crescere le piantine, invasarle, decorare i vasi e metterle in vendita.
"E poi" dice Tommaso, "la mostra è una cosa importante, più che avere tutti i soldi nella cassa".

martedì 20 marzo 2012

Casa è dove...

Abbiamo raccontato una storia.
Immagina di essere da solo, ti sei perso, sicuramente presto verranno a cercarti, ma non si sa quando ti troveranno. Devi sopravvivere, cercare un luogo in cui stare, accamparti, fino a che i soccorsi non ti avranno individuato.
E se passassero dei giorni?
Di cosa avresti bisogno? 
I bambini sono pieni di bella energia e risorse, non smettono mai di stupirmi.
Pensano subito ad un posto sicuro, che li tenga al riparo. Qualcuno osserva però che un posto che ti protegge può essere molto insidioso: nasconde te ma può nascondere anche dei potenziali predatori.
Allora sì, un luogo protetto, ma anche aperto. Quindi non un bosco o una foresta, ma neanche un deserto.
"La montagna è pericolosa" fa notare Lucia, "può scendere una frana o una valanga".
E ancora, il problema è mangiare, bere. Finiti i panini che sicuramente c'erano nello zainetto, bisognerà procurarsi del cibo. Dove non c'è vegetazione, non ci sono frutti o bacche. Non vivono neanche animali.
Ergo, sarà indispensabile trovare un posto dove ci sia del verde. 
E per la sete? Sì, allora del verde e molta acqua. 
"Ovvio", dice Filippo "cresce l'erba solo dove c'è acqua!".
L'acqua del mare non va bene, sono tutti d'accordo. Serve un lago, o un fiume. 
"Sì! Così si può anche pescare!".
Ecco introdotte le civiltà dei fiumi. Ecco perchè, 6000 anni fa gli uomini scelsero proprio quella zona ricca, fra il Tigri e l'Eufrate e la elessero a casa.

lunedì 19 marzo 2012

Come sarò tra vent'anni

Edo scrive nel suo tema:
Vivo in Inghilterra,a Londra,in una casa in centro, vicino a quella di mio fratello, dove riesco a vedere il Big Ben dalla terrazza. La casa è nuova, grande abbastanza per 4 persone ed è stata arredata da mia moglie,che è architetto. C'è una stanza tutta per mio figlio appena nato.
Ho già scritto un libro,”L'elfo Kimi“, che ho tradotto io in italiano. Ha avuto grande successo e l'ho presentato a Roma, Firenze e in molte altre città importanti tra cui Udine e ho colto l'occasione per andare dai miei genitori. Sono molto fieri di me.
Sto scrivendo altri fantasy come il capitolo successivo dell'elfo Kimi o ”L'orco sopravvissuto“.
Con la mia famiglia viaggio molto ma non per presentare libri ma per visitare posti nuovi. Ho una casa in Grecia dove vado spesso.

Maddalena


Maddalena è stata una bambina.
Una bambina grande però, giudiziosa. Si è fatta da mamma, si è messa un cerotto, si è ravvivata i capelli.
Una bambina grande amata in modo sbagliato. Non ha saputo esimersi il papà, non ha potuto rinunciare a toccarla, a violare il suo piccolo grande mondo di quaderni a quadretti e scarpe di vernice.
Il viso ostinato, la postura eretta e dignitosa di una donna. Questo faceva arrabbiare papà. Come si permetteva di ritagliarsi un suo mondo, inaccessibile e privato? Perché, come ogni altra bambina, non faceva i capricci, meritandosi sane e doverose punizioni?
Un padre si impone così. Come altrimenti?
Eppure.
Niente nel suo corpo, nel suo modo di stare al mondo leggera, tradisce la paura. La paura sottile e acida che si accompagna alla fragilità.
E' bella e piena, quando sorridendo stringe una mano, e tondo tondo pronuncia il suo nome. Maddalena.

Non uno di meno


I miei alunni lo hanno giudicato bellissimo.
Naturalmente l'ho visto, prima. E devo dire che ho faticato: il ritmo è molto molto lento, i dialoghi di una semplicità così disarmante che ti chiedi sempre se c'è sotto qualcosa, se veicolano un messaggio. Invece no, è tutto lì, a portata di mano.
Mi è stato consigliato da una montessoriana vera e di montessoriano c'è proprio tanto in questo film. L'autonomia che diventa risorsa, le risorse che sono motore, il motore che porta alla scoperta, alla consapevolezza.
Vederli commossi e muti, a cogliere ogni passaggio, a leggere tutta la profondità nella semplicità, mi ha sorpreso. Credevo andassero di fretta.
Invece sono creature di contemplazione e lentezza questi nostri bimbi e noi non sappiamo capirlo. Possono viaggiare sul treno locale senza sentirsi privati del brivido della velocità. Anzi.
Ci ostiniamo a farli correre, chissà poi perché.

domenica 18 marzo 2012

Cappello

Ho passato il pomeriggio facendo cose. Mi piace trafficare, cucire, riempire il tavolo di stoffe, nastri, pennarelli, fili.
Era da tempo che non mi regalavo un tempo per trasformare.
Ho pinzato i capelli sulla cima della testa, infilato la maglia che mi fa stare bene ed ecco che tra una sforbiciata e qualche goccia di colla è nato il cappello.
Mi serve.
Mi serve per una festa a tema.
Mi serve per una festa a tema in cui ci saranno le persone più mie, più care, quelle che non incontri perchè devi, ma incontri perchè vuoi proprio quegli occhi e quei sorrisi.
Il cappello è fatto. Domani mi dedico al resto.

sabato 17 marzo 2012

La Piazzola

Si possono fare 250 chilometri solo per andare al mercato? Sì, se quel mercato è la Piazzola di Bologna.
All'ora di pranzo poca gente, molti colori. Lingue, facce, gesti, odori con i quali, nel nostro nord est verde padano, non abbiamo ancora fraternizzato.
La parte del mercato che si sviluppa nel parco ospita del bellissimo usato. L' ambulante che vende grossi cani di ceramica e piatti "Windsor" dice serio: "arrivano direttamente da Niucassel".
Un travestito prova degli stivali rossi vintage.
Il ragazzo nepalese vorrebbe trattare con me, e io non sono capace. Si arrabbia, mi insegue, insiste. Non vuole che io desista, vuole giocare al ribasso, dovrei provarci. Compro a prezzo pieno, o quasi. E' scocciato.
Tra le ceste, mezzo coperto dalle montagne di magliette, un bimbo orientale di sei o sette mesi se ne sta buono buono con il ciuccio in bocca, mentre tante mani spostano, toccano, scartano. Una signora gli sorride e dice guardandomi: "puvràtt" (poverino).
Carica di pacchetti, in mano una bottiglia di gassosa fresca, mi appresto a riaffrontare i 250 chiometri che mi separano da casa.

venerdì 16 marzo 2012

Un pezzettino


E' ancora piccolo, eppure è grande.
Lo accompagno a scuola ma devo restare in auto, lo vedo allontanarsi fino a sparire, tra identici giubbotti, scarpe ugualmente slacciate, zaini dalle bretelle allungate.
Una volta si voltava, ora non più. Si voltava dopo qualche passo, poi ancora, e forse ancora un'ultima volta prima di sparire dietro i cancelli.
No, non mi addolora questo. Trovo bello il suo crescere, mi piace questa persona che vedo mutare ogni giorno: un lieve incrinarsi della voce, il colorito meno roseo, il modo di rispondere ai "grandi", più distante e più vicino assieme.
Però non so mettere da parte l'idea che lui sia un pezzo di me, in giro per il mondo. E non va bene come pensiero, non gli rende giustizia. Perchè un pezzo chiama sempre a sè l'intero: la spinta a ricongiungersi è forte e viscerale.
Ma so di avere ancora un po' di tempo. Ci lavoro, taglio qualche filo, ne cucio altri, in altri luoghi.
Intanto lo annuso, lo spettino e quando posso, lo bacio.

Intorno a me

Da quest'anno i bambini segnano su un tabellone le nostre "coordinate spazio temporali". Un buon navigatore, ho detto loro, non può viaggiare senza conoscere la forza del vento, la posizione delle stelle, il giorno e il mese di partenza e di arrivo.
Sorprendente come renda autonomi, capaci, predittivi, l'essere calati nella realtà. Non solo cogliere il passare dei giorni, dei mesi, delle stagioni, ma anche quantificare e misurare: registrare la temperatura giornaliera (nella foto il grafico-temperature da settembre a gennaio) ci ha reso evidente che la leggenda dell'estate di San Martino ha un fondo di verità, e che i giorni della merla quest'anno si sono fatti sentire. Qual è stata la giornata più fredda? E quella più calda? E' stato più piovoso ottobre o novembre?
Ecco. Essere nel "qui e ora" significa anche guardare dalla finestra e alzare il naso per aria.

giovedì 15 marzo 2012

Maestre con l'aureola


Parto per la scuola un po' frastornata, stanca. Mi sciolgo in lacrime lungo la strada: il breve sms di un'amica, un augurio leggero e affettuoso, rimescola tutte le emozioni di questi giorni: sorprese, amici, scarpe con il tacco, sorrisi, capelli, baci, attese.
Parcheggio la macchina. Mi accoglie il solito movimento di bimbi, mamme e parole. Sono subito assorbita dalle cose da fare, saluto affettuosamente, provo rapida a raccontare qualcosa di ieri, ma si va di fretta, non c'è il tempo.
Un grande cartello sulla porta della prima aula intima "Gioia, non entrare in questa stanza!". Rido, passo avanti.
Poi appello, scaramucce, i bambini chiedono, vogliono sapere.
Racconto di quella ragazza che ha perso una scarpa ritirando il suo diploma di laurea. E del ragazzo mezzo nudo ricoperto di maionese.
Serena li chiama, uno ad uno, loro se ne vanno con fare da cospiratori, si scambiano sguardi di intesa.
Ed ecco che finalmente le porte della prima aula si aprono per me!


 Ventidue bimbi eccitati, a studiare le mie reazioni, ventidue  bocche aperte, ventidue abbracci uno diverso dall'altro.
Dolcetti sul tavolo, fiori, tanti e tanti biglietti, un cartellone con le impronte dei più piccoli.
Giacomo mi chiede: "era pesante l'aureola che ti hanno messo in testa?". E Miriam ridendo risponde: "ma si chiama corona!!"...
Leggo i biglietti uno ad uno, fiati sospesi.
"Gioia, sei la maestra migliore del mondo, perchè sei sempre piena di risorse, sorridente, gentile, bellissima, ma soprattutto una bravissima maestra". Si può chiedere di meglio?


mercoledì 14 marzo 2012

Papiro

Che giornata...
Ho scoperto che non in tutta Italia si usa preparare il "papiro" in occasione delle lauree.
Il mio papiro era bellissimo e ringrazio gli autori: creativi, brillanti, fantasiosi, teneri.
Ecco due immagini tratte dal mio splendido papiro: in

versione "maestra di campagna" (ma sarà mai possibile?? Il blog è appena nato e già mi sfottono!!) e in un primo piano scattato da mio papà, che all'epoca sviluppava le foto in casa.
Che effetto fa avere finito?
Non so dire. C'è un po' di vuoto ma anche tanto pieno. Una porta socchiusa.


martedì 13 marzo 2012

Incipit


Il rubinetto perde. Gliel'ha detto.
E lui, affettuoso e solerte come sempre, ha risposto “lo sistemo io”. Così, semplice semplice.
Ama questa fedeltà cieca e il suo fare luce su cose di lei che vede solo lui, ma che appena gliele racconta diventano vere. Dice che gli piace il modo in cui si tira i i capelli scuri di lato. E la mano che gratta la spalla sotto la maglietta. Poi le gambe, quando le allunga davanti. L'espressione degli occhi, se sbuffa.
Oggi è qui per il rubinetto. Gli ha preparato una cioccolata calda: è goloso, lei lo sa. 
Mentre racconta di biciclette caricate su auto scassate, di passeggiate a perdersi in infiniti boschi, gli versa la densa dolcezza nella tazza di porcellana bianca. Il servizio di mamma Renata. 
Lui non nota la zuccheriera panciuta, il cucchiaino d'argento, è tutto mani e parole e enfasi. Questo le piace di lui: c'è e non c'è.
Si spostano alla scrivania, lei scalza, lui con le sneakers sporche di terra, le tazze in mano. 
- Parla - pensa lei - ti ascolto e allungo piano le gambe.

Le prime civiltà


L'anno scorso abbiamo fatto un viaggio nelle ere geologiche: un percorso affascinante dal Big bang all'evoluzione dell'uomo.
La striscia del tempo (lunghissima, circa 16 metri!) che abbiamo costruito, rispettava le proporzioni: i bambini camminandoci sopra si sono resi conto che il Precambriano (o Archeozoico) costituisce un'enorme fetta della vita del nostro pianeta. In cui ben poco è accaduto...



Quest'anno, abbiamo sperimentato tutte le fatiche e le scoperte degli Homo...
Siamo stati tessitori, abbiamo decorato con argilla e carbone le pareti della nostra caverna, abbiamo macinato i cereali dell'epoca con un sasso, impastati con acqua e cotto piccoli pani schiacciati e grezzi.



Ora, per presentare le prime civiltà, vorrei utilizzare questo bellissimo materiale!!

 Ma intendo assolutamente costruirmelo.
Si accettano suggerimenti...

lunedì 12 marzo 2012

Gli orecchini

Bella serata in compagnia di persone a cui voglio bene.
Siamo ingredienti tanto diversi, ma miscelati bene, nella giusta proporzione. Non l'avrei mai detto.
Toccava a me offrire un aperitivo per l'occasione. Poi però c'è stato un secondo giro, il panino alla caciotta e pure il mitico tiramisù.
Ma la cosa bella, la cosa che illuminava tutto, erano i miei orecchini sfaccettati e cangianti. Un regalo speciale, una creazione della mia mamma.
E' brava Annamaria: quando ero piccola faceva l'artigiana, in casa. Ricordo le tante scatole di perline, gancetti, chiusure, cannottiglia (ma quanto mi piaceva questa parola!), catene.
E poi, la mia mano nella mano di lei, in quelle profumerie di una volta, odore di cipria e talco, a srotolare il velluto nero carico di storie. Gli orecchini inventati dalla cugina, le perle abbinate dalla nonna, la collana in cui io (proprio io!) avevo infilato tutto un filo.

Abbiamo

Non mi riconosco più in questo modo di scrivere. Come dire, leggo questa poesia e vedo paesaggi, persone, sofferenza, risate, bagagli, libri, che sono passati veloci dietro il finestrino, da quel giorno ad oggi. Eppure sono sempre io, la buccia è la mia, quindi mi piace ricordarla.

Abbiamo (2008)

Abbiamo viaggiato
giovani occhi
a veder mutare
i luoghi
il vento, i volti
parole e discorsi
vecchi sogni.

Abbiamo comprato
divani in offerta speciale
gusci di noce su cui navigare
in serate, vite narrate
libri sfogliati, mandarini sbucciati.

Abbiamo guardato
increduli, muti

minuscoli pugni serrati
e labbra dischiuse:
creature raccolte cercando tesori
sulla riva del mare;
creature di cielo e tempesta
che i flutti (in un'alba salmastra)
riavranno con sè.



Allora saremo io e te.
A voltarci appena, a veder che segni
abbiamo posato
e briciole di ricordi sul selciato
e che tracce, i troppi sorrisi han lasciato
agli angoli degli occhi.

Tabelline

La cara Cristina, splendida donna e maestra di Cortina d'Ampezzo, nonchè formatrice paziente e capace, ci ha presentato questo incredibile materiale per la memorizzazione delle tabelline:
Si possono utilizzare le perline Ikea che costano poco e funzionano benissimo.
I bambini costruiscono bracciali (tabelline del 2 e del 3) o collane di diverse misure(dalla tabellina del 4 in poi), utilizzando i multipli.
Ai nostri bambini è piaciuto molto. Ho inserito nella collana un cartoncino con il numero per ogni multiplo (ad esempio per la tabellina del 2: 2, 4, 6...), così diventa una specie di memorandum che possono portarsi appresso...

domenica 11 marzo 2012

Festa a sorpresa

Tipica scena da telefilm americano della mia adolescenza: il/la protagonista entra stanco/a a casa dopo una giornata di duro lavoro, infila le chiavi nella serratura, apre la porta e tenta di accendere la luce...niente da fare. Armeggia un po', appoggia la borsa, e d'improvviso urla di gioia, trombette, luci e candeline.
Festa a sorpresa!



L'ho sempre sognata.
Oggi Giusy mi invita così, informale, per un piatto di pasta e due chiacchiere. L'idea mi piace, porto una bottiglia di Prosecco.
Davanti alla sua porta, una  fila di pietruzze fosforescenti indica la strada. Dubbio: ho sbagliato piano? 
La sua voce allegra, da dentro, dice "entra pure!".
D'incanto, si materializzano gli amici, tra i più cari. Palloncini, fiori, confetti rossi, torta panna e fragole. Tutto per me. Ho avuto la mia festa a sorpresa. E che festa! 
Poi, allegri intorno al bel tavolo, parliamo di noi. Siamo cresciuti, abbiamo macinato tanta strada. Ed è bello guardarsi come dei superstiti: è stato faticoso, ma siamo qui a volerci bene.

sabato 10 marzo 2012

Un invito

Era da tanto che la invitavo.
Le avevo provate tutte: suppliche, promesse, aria di sufficienza, malcelata indifferenza. Niente, non ne voleva sapere. Pareva sempre troppo impegnata altrove, poco propensa a cedere alle lusinghe, altezzosa e difficile come non mai. 
Del resto, una gran Signora come lei, deve pur crearsi attorno quell'aura rosata, da dama inaccessibile e altera.
Mi va bene accidenti, ma era davvero ora. 
E ieri così, senza avvisare, come solo lei sa, ha bussato alla mia porta.
 

La prima lista della spesa


Mercoledì, con i bambini di terza, abbiamo immaginato un uomo del tardo Neolitico. Vive ormai stanziale, ha quello che gli serve per star bene.
Ma se la moglie del vasaio dovesse aver bisogno di un cesto di vimini?
I bambini giocano con le ipotesi. Drammatizziamo una piccola scenetta.
Mario Lodi accomagnava regolarmente i momenti di apprendimento e insegnamento con brevi scenette, allestite e interpretate dai bambini improvvisando o scrivendo copioni artigianali e pieni di vita.
Insomma, la moglie del vasaio va dalla moglie dell'artigiano che lavora il vimini.
"Vorrei un cesto, che mi serve per andare a raccogliere erbe e frutti nel bosco".
"Va bene. Ma questo vimini l'abbiamo raccolto dal salice e dovremo aspettare un bel po' per raccoglierne altro. Quindi abbiamo fatto fatica e ci serve qualcosa in cambio".
"Posso darvi dei vasi per raccogliere l'acqua".
"Sì, ci servivano proprio".
E così via, la trattativa va avanti.
Li invito a riflettere sul fatto che non in tutti i villaggi si potessero trovare le stesse merci: alcuni luoghi si prestano più di altri a coltivare, allevare, reperire, raccogliere.
Quindi?
Filippo si immagina che qualcuno si sposti, da un villaggio all'altro, magari con un carretto o un asino.
"Così può fare gli scambi anche per gli altri!"
Ecco allora il problema: come farà a ricordarsi chi gli ha dato la carne d'agnello, chi le uova e chi il grano? E soprattutto, con che cosa li dovrà scambiare?
"Beh", dice Lucia "chiede al vasaio un po' di argilla e segna tutto lì. Anche se non sa scrivere, disegna".
Ci cimentiamo anche noi.
La prima lista della spesa preistorica.

Ladri di biciclette

Un partigiano novantenne ci ha lasciato in eredità una bici Bianchi da corsa.
Stava nel portico del condominio, oltre il cancello. Era sempre chiusa con il lucchetto.
Stamattina, la Bianchi non c'era più. Scardinando il cavalletto di un'altra nostra bici, hanno fatto leva fino a che il lucchetto è saltato. E addio alla vecchia Bianchi.
E' proprio brutto farsi derubare, lo senti come un oltraggio, un'invasione, un saccheggio di te.
Ma al di là dello smarrimento, stamattina il nostro pensiero è andato al bisnonno. Ci dispiace caro Bruno, gran camminatore dalle guance rubizze, forse avremmo dovuto usare un lucchetto più serio, di quelli grossi grossi.
Ma avevamo un po' di fiducia.

venerdì 9 marzo 2012

Diritti

Oggi abbiamo parlato di diritti.
Lo spunto, una lamentela di Giacomo: "avrò diritto di non stare sempre attaccato a Riccardo?".
Allora, cos'è un diritto secondo voi?
"Una cosa che tu puoi fare".
"Una cosa che vuoi dire".
"Che ti devono lasciare in pace quando hai bisogno di stare da solo".
Poi, spontaneamente riflettono sui loro diritti, quelli che sentono giusti per stare bene, in quanto bambini. Filippo si ricorda che esiste l'Unicef (gli hanno regalato un braccialetto con il simbolo), e ne parliamo.
Insomma, che diritti hanno i bambini?
Mi sorprende la risposta di un bimbo di seconda, a volte un po' affaticato e sempre spaventato di fronte al nuovo, al rischio dell'errore: "hanno diritto di imparare".
E poi, "di affetto", "di leggere", "di avere le medicine", "di un cane".
Si apre un mondo.
Come si fa a ricordarsi dei diritti dei bambini? Chi li ha scritti, e dove?
Sono contenta, abbiamo acceso la scintilla.

Inaugurazione mostra!


Ieri abbiamo aperto le porte alla “Mostra degli esploratori della collina”. Ci siamo chiesti che cos'è una mostra, cosa vuole comunicare o illustrare chi la organizza e la allestisce. Abbiamo scoperto che è importante decidere a priori cosa si vuole raccontare attraverso l'esporre e il mettere in mostra.

I giovani esploratori si sono presentati in un breve video, raccontando del loro errare, della loro passione per la scoperta.
Filippo (8 anni), dichiara di viaggiare con 84 cani, tutti di 48 anni (e snocciolando la tabellina del 7 verifica quanti anni “umani” corrispondano a 48 anni “canini”). Lucia racconta di voler andare in Africa e dice: “ci vorrei provare, poi non so se riuscirei a salvare gli animali”. Realistica.

 
I campioni raccolti vengono analizzati e raccontati con grande ricchezza e colore. Le didascalie delle foto parlano di reperti straordinari, magici, evocativi.






Andati i visitatori, spazzato il pavimento, ci raccogliamo a leggere i commenti sul libro delle firme. I bambini sono orgogliosi e si guardano l'un l'altro gonfi di felicità.

giovedì 8 marzo 2012

Ragazzi


Juno. Grande film sull'adolescenza e la saggezza che la contraddistingue. Se noi adulti vogliamo.

Che rabbia quando sento dire “i giovani”. Che poi si declina a scelta con “non comunicano”, “non studiano”, “sono sempre davanti al pc”, “non leggono”...
Ma questi adulti cazzuti, sono consci di emettere giudizi pesantissimi sul loro stesso conto? Sono consapevoli di aver piazzato ad un certo punto i loro bambini davanti ad un lettore dvd in auto, mentre li spostavano da una località all'altra, impedendo loro di osservare il placido scorrere del paesaggio? Sanno che è stata una loro scelta quella di acquistare il secondo pc, “così il bambino fa le ricerche in camera sua”, quando sì e no il loro pargolo sta apprendendo l'ABC delle emozioni?
E adesso si lamentano.
Perché quel pargolo non fa più solo le ricerche, ma chatta, si guarda i video porno, acquista e vende, con un'abilità che quel genitore difficilmente eguaglia e controlla.
E adesso dicono che i loro figli “non parlano”.
Con chi dovrebbero parlare? Ma soprattutto, perché?
Ha mai pensato, quel genitore deluso, di offrire una confidenza, di condividere un segreto, di chiedere un consiglio, all'adolescente muto? Certo, prima che diventasse muto.
Sono arrabbiata. Li cresciamo nella società fast e vuota del consumo, poi pretendiamo che se ne affranchino, così, senza dolore. Vorremmo che fossero meglio di noi. Vorremmo che fossero soddisfatti di ciò che hanno, anche se noi cambiamo auto, telefonino, abito, faccia, quando ancora egregiamente funzionano.
Ma i giudizi più pesanti, più inutili, sono quelli degli insegnanti. Hanno già deciso: questa è una generazione senza speranza di redenzione, e non ci provano. Chi li segue verrà promosso, per gli altri (la maggioranza) ci saranno fallimenti e disfatte. Ma questo non è un loro problema.
Io credo che non ci dicano la verità questi insegnanti. Credo che abbiano una fottutissima paura. Che la posta in gioco sia troppo alta, che sappiano (a priori) di non avere le carte in regola.
I ragazzi stanno viaggiando a doppia velocità, sono sempre oltre. Sono abituati a correre, a non attendere, perché noi li abbiamo cresciuti così. Però a scuola vorremmo che cambiassero. Eh sì, che tornassero sui banchi i diligenti studenti di cinquant'anni fa, silenziosi, piegati, rispettosi, muti. Pronti ad accogliere il sapere.
La verità è che non sono capaci di stare al loro passo, questi insegnanti. Non sanno che pesci pigliare, non catturano la loro attenzione, non capiscono che loro sono nel movimento, nel gesto, nel “qui e ora”.
Sono vecchi. Ma vecchi nei concetti, nelle proposte, nel modo di valutare. Vecchi, morti. E i ragazzi si sposano con la vita.
Allora dissimulano, rovesciano colpe, evitano di sprimacciare le loro vecchie idee, le loro vecchie lezioni, le vecchie risposte.
Non colgono che l'alunno in terza fila (ma come si chiama?), che sembra così attento e concentrato, in realtà segue assorto l'assordante “tunz tunz” del suo I-pod.

mercoledì 7 marzo 2012

Lorenzo e Francesco


Sarò banale, Lorenzo è un poeta. Quel suo modo un po' ingenuo di dirsi, quasi disarmante
e così da antidivo, ad alcuni suona costruito.
Invece chi lo ascolta, lo balla, si ritrova in un passaggio, capisce che Lorenzo è proprio così.

e lo sai perché io ti voglio bene
perché solo te riesci a star con me come respirare
ci sei e non ci sei
proprio come l’aria
prendi i miei silenzi e poi me li ridai pieni di profumi
cosa non farei
per riuscirti a dire

quanto insieme a te nonostante me io mi senta vero

Venerdì scorso a Trieste io c'ero! Un minuto di silezio, cinquemila persone e tantissimi bimbi a regalare un pensiero a Francesco, il ragazzo diciannovenne morto mentre si allestiva il palco, in dicembre.



La STORIA

In Pratica Psicomotoria il dispositivo della seduta contempla la STORIA. La storia, in questo caso, è una trama co-costruita. L'operatore lancia la palla, i bambini la prendono, la plasmano a loro piacimento, nel modo in cui vogliono, possono, desiderano sostenere rabbia, frustrazione, paura, sorpresa. E' questo l'elemento vincente: gli ingredienti li dosano loro.
Così ieri, nel bel mezzo della storia di Francesco che attraversa boschi, acque e peripezie per ritrovare i genitori rapiti dall'orco (e mentre Max, col suo accento inglese ci assicura che le pozioni magiche sono tutte nello zainetto di Francesco, compresa quella "verdge"), Mark serio serio dice: "è lunga lunga questa storia, vero Gioia?".
E Aurora risponde con un breve sorriso complice: "secondo me, non finiscerà mai"...

martedì 6 marzo 2012

esploratori


Siccome vorrei portare i miei bimbi a vedere questa bellissma mostra:
 http://hic.suntleones.it/
stiamo vivendo delle belle avventure da esploratori. Nel bosco, ad annusare tracce, raccogliere campioni, classificare, mappare, immaginare che siamo i primi.
L'inesplorato. Ma quanto questa dimensione tocca le emozioni profonde dei bambini? La scoperta, il nuovo, l'ignoto...


Compiti

Nella mia scuola non si danno compiti.
Ma.
Non tutti condividono, faticano a coniugare l'apprendimento con il piacere puro. Come dire, un po' di sofferenza non può fare che bene.
Dopo qualche insistenza capitolo e una volta alla settimana, ai bimbi più grandi, concedo un compito che rassicura. Mamma e papà.
Ma ecco che il figlio/a del genitore più insistente, quello che aveva lottato per il sacrificio pomeridiano con il coltello fra i denti, non fa mai i compiti.
Dunque, per coerenza questi compiti dovrei richiederli. Li assegno, li controllo. O no? Non va così?
Mi sono ritrovata oggi a dover discutere con questo adulto che accampava scuse adolescenziali (catastrofi naturali, parenti malati, drammi personali) sentendomi stonata e stupida.
Non mi piace, non mi corrisponde. Abbasso i compiti.