giovedì 13 settembre 2012

Promesse


”Era come sentire di aver ricevuto una falsa promessa, e sentire perciò un senso di perdita che rendeva la vita intollerabile...sentirsi traditi ma non saper stabilire il modo del tradimento”.  
R.Wright

Sarebbe venuta, gliel'aveva detto.
No, non pronunciato, sillabato, non composto lettera dopo lettera, sulle labbra pallide.
Però altro di lei si era esposto.
Il busto, così piegato verso di lui, mentre ascoltava. O quel sorriso incredulo, pronto ad aprirsi, quando lo seguiva in volo. Stupita da tanto. Inchiodata, da quello che avrebbero potuto essere.
E poi sì, quando lasciandolo sotto i portici e portandosi la mano al collo bianco sussurrò: "ogni tua parola, ogni tua singola parola è qui", lui se n'era andato con la certezza. 
Sarebbe venuta.
Così aspettò. Accese una sigaretta, osservò distratto un cane sbilenco, annusò la scia gardenia di una donna impellicciata.
Nulla aveva spessore, tutto poteva acquisire spessore. Dieci minuti ancora.
Nulla andava trattenuto e tutto poteva essere illuminato. Dalla presenza. Cinque minuti.
Pensò che avrebbe sincronizzato il suo passo a quello di lei. Stesso rumore, a scandire cose piccole e banali. Fa freddo. Dove vuoi andare. Un locale dietro la chiesa. Meglio passeggiare.
Era ora. Sei rintocchi a lasciare nell'aria un suono cavo, vuoto.
Sette rintocchi.
Perchè? Perchè lasciare che tutto riemergesse col suo squallore, minestra rappresa, calzino bucato.
Perchè? Provò a chiederlo, ad un passante. Ma non riuscì ad emettere suono.
 "Ogni tua parola, ogni tua singola parola è qui".

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