lunedì 7 gennaio 2013

I'm broke

Da qualche giorno ascolto questo pezzo. E diamine, mi fa piangere. Niente di nuovo, lo so.
Ma è una ballata così dolce e struggente.
Dice "lasciati andare", e poi "fatti abbracciare".
E dice anche "c'è tanta poesia là fuori, in questo gennaio che sa di primavera, alza gli occhi".
Io ho l'ho fatto. Ma non ricordavo i nomi delle cose.

















He wrote,
I’m broke,
please send for me.
But I’m broken too,
and spoken for,
do not tempt me

We write,
that’s alright,
I miss his smell.
We speak when spoken to,
and that suits us well
That suits us well.
That suits me well.

4 commenti:

  1. ...accipicchia! Non ricordare i nomi delle cose non è una faccenda da sottovalutare. "Stat rosa pristina nomine..." Senza i loro nomi le cose semplicemente non esistono, non sono. Alcuni autori, tra cui un famoso e celeberrimo scrittore argentino cieco, ritengono che i nomi delle cose sia innati, siano nelle cose stesse, siano alle cose consustanziali. Il cavallo non può che chiamarsi cavallo, ad esempio. Io semplicemente penso che tu sia fortunata, perchè non ricordando i nomi delle cose ora puoi divertirti a chiamarle come più ti piace e ti diverte farlo. E il cavallo trasformarlo che so in percoco?!? Una sola cosa però, se ti riesce: l'arcobaleno continua a chiamarlo arcobaleno...
    L'anonimo eteronimo

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  2. E' bello questo. Inventarsi una storia nuova, sovvertire l'ordine delle cose... Fermo restando, l'arcobaleno.

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