lunedì 15 ottobre 2012

Un rap per me

Due chiacchiere con un amico.
Mi dice che sto bene, che sono sorridente, che ho l'aria di una che passa un buon periodo.
E mi verrebbe da dire.
Che invece sono in mezzo al mare. Che cerco i fili e non li trovo.
Rispondo solo che in verità sono una dissimulatrice esperta. Potrei insegnarla, l'arte del dissimulare.
Sorriso, schiena eretta, coda sbarazzina, parlantina lieve e sciolta.
"Capisco", dice, "anche per me è così". Il ruolo, la maschera, la facciata da tener lustra.
E poi, come potrei non mettere su un sorriso. Quando arrivo in classe e tutte quelle teste aspettano una parola. Uno sguardo.
Marco, sei anni, rientra oggi dopo un'influenza; ha ancora il faccino sciupato. Tiene un foglio fra le mani. Mi guarda fisso, attende. Io sono altrove.
Poi li sento, quegli occhi su di me.
"Hai portato qualcosa per noi, Marco?"
"Sì, maestra. Mentre ero a casa,  ho inventato una canzone rap". Sorrido.
"Vorresti farcela sentire?"
Ed ecco che questo bambino ancora pallido e provato, si alza ed improvvisa il suo rap, scritto in stampatello azzurro su un foglio stropicciato. 
Me lo guardo incredula. Si può essere tristi di fronte a tanta vita?

5 commenti:

  1. Grazie per aver condiviso con noi questo aneddoto simpaticissimo! Già, quotidianamente ci sono cose che ci ricordano quanto alla fine la vita sia meravigliosa!

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  2. I bambini. Fonte inesauribile di sorprese...

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  3. Potrei insegnarla, l'arte del dissimulare.

    Dio, Gioia, sembriamo separate alla nascita!
    I bambini, chi ha detto che un bambino non avrebbe potuto cambiarmi la vita?

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  4. Te l'avrebbe cambiata.
    Ma tu sei una che evolve comunque, una buccia dopo l'altra.
    Si sente, si coglie.

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  5. Già. Un po' stanca di tutte queste bucce, però :-)

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