lunedì 14 gennaio 2013

L'incanto


Fu proprio lui a insegnarle l'equilibrio. Che viene dalle braccia, dalla schiena. Ma soprattutto dagli occhi.
“Qui Valerie, devi guardare qui”, e Fernando le sollevava il mento, la invitava a guardarlo dritto, mentre i piedi andavano sul filo, uno via l'altro. Lui a ritroso e lei procedendo, avanzando, le membra tese, le dita arcuate.
No, non le costava fatica guardarlo. Era così bello.
Quando rideva, che tutto pareva addensarsi lì, fra il palato e i denti bianchi.
Quando arrotolava la sigaretta, seduto nell'erba, la schiena poggiata al carrozzone. 
E raccontava, come pensasse.
“Eravamo ad Otwok, durante la festa di San Martino. Una nebbia fitta, l'elefante incatenato barriva, inquieto”.
Una alla volta, dall'ombra, uscivano le piccole figure stinte. 
Il domatore - le sue tigri a ruggire nella notte, il suo arto fantasma ad accarezzare un sogno d'amore -.
La ballerina, a piccoli passi da fata.
Il clown, levando la parrucca gialla, la mano stanca sulla testa lustra.
L'incanto. Un filo di fumo, occhi bistrati. 

10 commenti:

  1. la festa di un santo nato in pannonia, una cittadina polacca....acrobati,domatori, ballerine mi stavo già appassionando :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tanto per non smentirmi rimane in sospeso... Fa parte dei miei "quadretti" :))

      Elimina
  2. l'appendo ...allora e vado avanti con la fantasia

    RispondiElimina
  3. http://www.youtube.com/watch?v=z-4ecKEBT2k

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' bellissimo questo video...ed è lei che accompagna lui.
      E poi quei passi leggeri, lei sulle spalle.
      Un nodo in gola.

      Elimina
  4. Siamo tutti così, viviamo da equilibristi in mezzo a saltimbanchi
    nel retrobottega di un circo e vediamo il mondo dietro la nebbia delle nostre convinzioni
    e quando è finita per noi lasciamo sempre qualcosa in sospeso da finire.

    Non c'era niente da finire in questa poesia, va benissimo così.

    RispondiElimina