giovedì 30 maggio 2013
Un ammiratore tenace
Approfitto della ricreazione per dare un'occhiata all'orto.
E lontana dagli sguardi (forse) fumo una sigaretta.
Da un mese a questa parte, mi tiene compagnia un pollastro. Un bel tipo, niente da dire.
Ma se i primi tempi se ne stava per conto suo, occhieggiando appena, ultimamente mi tallona in modo sfacciato.
Appena varco il cancello, mi accoglie con versi gutturali e appostamenti.
La scorsa settimana, si è davvero sbilanciato.
Ha esibito le sue grazie.
mercoledì 29 maggio 2013
Fino all'ultimo attimo
Perchè dici che l'amore non va scritto.
Nè pensato. Ma solo vissuto.
E sotto i miei piedi c'è un baratro,
e sulla mia testa c'ho gli angeli,
e qui siamo proprio nel mezzo,
nella terra degli uomini,
dove ridono i salici,
dove piangono i comici,
e la forza si amplifica,
ed il sangue si mescola,
e l'amore è una trappola.
Mica sempre però.
Qualche volta ti libera,
e ti senti una favola,
e ti sembra che tutta la vita non è solamente retorica,
ma sostanza purissima,
che ti nutre le cellule,
e ti fa venir voglia di vivere
fino all'ultimo attimo,
dove suona la musica,
nella terra degli uomini,
dove trovi anche un posto per chi ti sorride da un angolo.
Fino all'ultimo attimo.
Fino all'ultimo attimo.
Fino all'ultimo attimo.
(Terra degli uomini)
lunedì 27 maggio 2013
Paulette
Lui guarda dalla finestra un cielo muto, che non si svela.
"Pioverà", dice riaccostando le tende.
I vestiti sulla sedia si confondono. Odori e attese.
"Ciao". Paulette si avvicina, gli bacia lieve la curva della spalla.
"Te ne vai già?", ride lui voltandosi.
"No. Dimmi solo che sei qui".
"Non sono mai stato altrove".
E le ruba il fiato, restituendole i sogni.
domenica 26 maggio 2013
Assenze, presenze
Ritrovo il piacere di ascoltare musica. In questa domenica azzurra, ballo, canto.
I piedi cercano pace.
Provo a resistere
e tu non ridere
sapessi farlo ora io sarei tuo complice
soffiando sulle fiamme
non si può spegnere
quello che brucia attorno a noi non è salvabile
l'avessi fatto prima
avremmo il tempo ancora
di rimediare ad ogni sbaglio con un altra storia
una più semplice
una più facile
ma non è colpa mia se per noi questo è vivere
e tu non ridere
sapessi farlo ora io sarei tuo complice
soffiando sulle fiamme
non si può spegnere
quello che brucia attorno a noi non è salvabile
l'avessi fatto prima
avremmo il tempo ancora
di rimediare ad ogni sbaglio con un altra storia
una più semplice
una più facile
ma non è colpa mia se per noi questo è vivere
Ieri pensavo che a volte si può arrivare a cullare un'assenza. Vestirsi di silenzi, vuoti, nostalgie.
E assaporare anche questo, pur di sentirsi attraversati dalla vita. Che in fondo il dolore, non è vita?
Spegnere il tormento, significa inghiottire l'assenza di un'assenza.
Non facile, se quel tormento è cibo, è acqua.
Ora basta.
Mi nutro di questa danza leggera. E sciolgo i capelli al sole.
sabato 25 maggio 2013
Lavori in corso
Prima del trattamento |
Dopo il trattamento |
Oggi mi sono decisa ad affontare il mostro.
Da dietro un armadio proveniva un odore di cantina forte, pungente e fastidioso.
Lo sospettavo, è la parete a nord.
Così, dopo essermi attrezzata, ho provato a spostare l'armadio. Pesantissimo, ma ce l'ho fatta.
Muffa. Tanta, nera.
Allora via, ho spalancato le finestre ed iniziato il trattamento.
A fine mattina, la mia parete arancione era quasi perfetta.
Mi sono fatta una tisana e mi sono data una pacca sulla spalla. Brava Gioia, un ottimo lavoro.
venerdì 24 maggio 2013
La cura
Ascolto un pezzo di Battiato. Non è il mio genere.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Penso all'acqua ferma, stagnante.
Poi alla tempesta, che sorprende e travolge.
Esiste un veleggiare dolce, che increspa i capelli e il cuore?
giovedì 23 maggio 2013
Dare e avere
No, niente di sentimentale, di romantico.
Solo delle rose da giardino, aperte, profumate e morbide.
Estratte dall'auto come da un cilindro, i gambi avvolti in una carta stagnola, i petali protetti da uno strappo di scottex.
Perfette e semplici.
E resto lì, un pesce muto.
"Era solo per dirti grazie".
Ma sono io a dover dire grazie.
Per l'ascolto.
Per la fiducia nell'affidarmi una storia dolorosa.
Per le parti di me che quella storia mi fa scoprire. E curare.
Profumano la stanza.
High up above or down below
Solo delle rose da giardino, aperte, profumate e morbide.
Estratte dall'auto come da un cilindro, i gambi avvolti in una carta stagnola, i petali protetti da uno strappo di scottex.
Perfette e semplici.
E resto lì, un pesce muto.
"Era solo per dirti grazie".
Ma sono io a dover dire grazie.
Per l'ascolto.
Per la fiducia nell'affidarmi una storia dolorosa.
Per le parti di me che quella storia mi fa scoprire. E curare.
Profumano la stanza.
High up above or down below
When you're too in love to let it go
But If you never try you'll never know
Just what your worth
(Fix You, Coldplay)
martedì 21 maggio 2013
Stanze
The carnival is over
We sat and watched
As the moon rose again
For the very first time.
(Dead Can Dance - The Carnival is Over)
Stanotte non va, non si dorme.
Non resta che rassegnarsi, muoversi per casa, ascoltare piccoli rumori sicuri.
L'idea che da sempre, ho consegnato ad altri le chiavi per aprire le mie stanze felici, mi lascia spossata, sfinita. Eppure il sonno non viene.
E sono io, io a credere che quelle chiavi non mi appartengano.
Potrei assicurarle bene alla cintura. Poi oliare le serrature, farle girare, dare aria a quelle stanze. Far entrare il sole, perchè sì, davvero merito la luce.
domenica 19 maggio 2013
Sweet
Poi, alle cinque, un sole insperato, caldo.
Stamattina, come stabilito, ho preparato l'impasto delle brioche al gianduia di Sedanina.
E questa pasta liscia e gialla, nel pomeriggio era triplicata.
Che miracolo.
Allora stendi la pasta, spalma la crema, inforna.
Oddio, le sue paiono decisamente più belle, ma garantisco che le mie, anche se un po' storpie, sono buonissime.
Merenda in terrazza.
sabato 18 maggio 2013
Niente da fare. Io ci ho provato però.
Ecco, mi duole ammettere che non ho la stoffa del pagliaccio.
O perlomeno, non in questo pezzo della mia vita.
Loro, quelli col naso, quelli veri, erano tutti pieni di brio. Una cosa da stancarsi solo a guardarli.
La serata inizia con una presentazione in cui, dopo essersi alzati in piedi, ci si cimenta ad urlare il proprio nome. Accompagnando l'esclamazione ad un gesto teatrale, che poi tutti devono ripetere.
Signore sessantenni intimorite, che si sciolgono in un tuca tuca. Giovani uomini d'affari, che dismesso uno spezzato grigio-blu, ci provano, ma poi si risiedono sconfitti.
Io faccio il mio, urlo "Gioia!", mi cimento in un inchino e riprendo posto.
Li osservo, i veterani. Se fingono, se simulano questa allegria, sono davvero bravi. Eccelsi.
Probabilmente hanno solo imparato che indossato il camice bianco, diventano il clown che porta il loro nome d'arte. E il resto, tutto il resto, rimane là, sull'appendino, con la felpa o il giubbino delle giornate ordinarie, del lavoro, delle beghe quotidiane.
Ci vuole energia, vitalità, equilibrio.
Il colloquio va bene, ho i numeri.
Ma sono io a capire, che ancora non è il momento. Per poter dare tanto, per potersi annullare, foss'anche per un'ora, bisogna stare bene. Bisogna reggersi saldi.
L'ho detto all'Adriano, che lo fa da sempre, il clown. E lui sorridendo ha risposto "ti aspetto il prossimo anno".
giovedì 16 maggio 2013
Provarci
Ne dubito onestamente, non ho l'attitudine.
Ma forse, non serve proprio ridere sempre. Magari basta uno sguardo dolce.
Ho pensato che per smettere di fissarsi le punte dei piedi (per quanto le scarpe possano farti male), sia necessario alzare gli occhi.
E che se non diventerò Patch Adams, almeno vedrò che effetto fa, mettere su un naso rosso.
martedì 14 maggio 2013
Mea culpa
Tacciono, seduti al parco mentre il sole si fa strada fra il fitto dei rami.
"E' come si fa col prete?", chiede qualcuno, fresco di catechismo.
"Non saprei", rispondo, "la mia è più una cosa da commissariato".
"Hai ucciso qualcuno?", domanda Tommaso facendo gli occhi grandi.
Gli altri ridono. Immagino lo ritengano improbabile.
Silenzio.
"Allora lo dico. Fumo".
Si scambiano sguardi complici, si stringono nelle spalle, eccitati. Increduli.
"Anche il mio papà!", dice il biondino.
"Ma posso raccontarlo a casa?", chiede Miriam.
Giacomo resta in silenzio. Poi alza gli occhi su di me, serio.
"Guarda maestra, entro l'estate però, smetti".
domenica 12 maggio 2013
Metti una domenica a pranzo
Una domenica diversa.
Prima pioveva e faceva fresco.
Poi è arrivato un sole di quelli che cambiano i colori.
In cucina, da mezzogiorno in poi, è un delirio.
Ognuno la sua postazione, ordini precisi, movimenti secchi. Io osservo, improvviso, poi capisco. Mi inserisco nel meccanismo, supervisionata da una donna precisa, robusta e rassicurante.
I vassoi si compongono, escono.
E poi ancora, e ancora.
C'è qualcosa di ipnotico e consolatorio in questo movimento ripetuto, circolare.
L'ora di pranzo passa.
E per chi ha lavorato, una birra chiara, rigatoni al ragù, una sigaretta parlando di tutto. E di niente.
sabato 11 maggio 2013
Anticipi
Non sono ancora buone, le ciliegie.
Eppure, dietro la vetrina di un fruttivendolo, chiamano gli occhi come grosse perle lucenti.
Cinque soldi d'estate in un cartoccio.
Lasciar ciondolare le gambe da un muro, mentre la pioggia manda avanti un vento deciso, ad annunciarla con il dovuto fasto.
E i nani storti e storpi, fanno da sentinelle.
Poi,
davanti ad una chiesa magazzino, bella come possono essere solo le cose
che invecchiano, placide e indisturbate, domandarsi dova stia di casa
questo sentire. Per poter bussare alla sua porta, ogni tanto.
E vedrai un altro me
disarmato fragile
perchè quello che sei
non lo cambierei mai
neanche se fossi tu
come il tempo a correr via
ma rimani con me
non mi perdo neanche un solo attimo di te
E vedrai un'altra te
quasi invincibile
viva come non mai
ed è li che tu mi avrai
oltre false magie l'orizzonte sarai.
Splenderai.
giovedì 9 maggio 2013
Volevo essere
Tu provi a fra quadrare le cose, ma loro non quadrano mai.
Come quelle tovaglie troppo corte, che tiri di qui e scopri di là.
A diciassette anni sapevo esattamente cosa non avrei mai fatto.
Una serie di veti e limiti e ingiuzioni, ai quali attenersi scrupolosamente. Mai varcare la soglia, stare nei confini. E tutto sarebbe stato facile.
Poi però. Ecco che basta niente.
Un'orata appena pescata, che ancora muove la coda. Pare ti guardi.
Un vecchio calzino giallo, in fondo all'armadio.
Un odore caldo di pane scuro, che ti fa voltare.
E sei altrove, in sogni che non sapevi, al di là della soglia.
lunedì 6 maggio 2013
Le porte del paradiso
Ora questa casa mi sembra più grande
illumino ogni angolo
dipingo la noia, rivesto la stanza
di quel che d'ora in poi sarò.
Ci sono momenti come inquadrature perfette.
Li conservi intatti, puliti, senza sbavature.
Un pavimento di assi lise, su cui sono distesa, a pancia sotto. Scrivo su un quaderno a righe.
Ho indosso una vecchia maglietta bianca, corta, che mi scopre appena la schiena.
I capelli raccolti alla meglio, la frangia mi ricade sulla fronte.
Alzo gli occhi su due piedi abbronzati. Forti e delicati assieme. E so da subito, che mi porteranno via.
domenica 5 maggio 2013
La noce
Apri
la noce.
Schiacciala.
Posala
sul tavolo, sotto la luce. Prova a fendere il suo guscio con un
coltello. Insinua la lama nella fessura che la divide. Nella fessura
che la unisce, in due parti.
Ecco,
la lama scivola, scarta. La noce rotola via con moto rettilineo, poi
più lenta e ubriaca, fino al bordo del tavolo.
Afferra
il martello. Ferma la noce con l'indice e il pollice: senti le sue
asperità?
Ora
colpisci. Prima lieve, calibrando, poi deciso.
Vedi.
La prima è una crepa da niente, di niente, sul niente. Ma svela
invita, dice.
Allora
accogli l'invito, insisti. Accanisciti, fai cadere il martello con
foga.
Guardala,
aperta e scomposta, ti offre il suo centro, la sua nudità, il suo
olio denso.
venerdì 3 maggio 2013
Ascoltare
Così finì per capire che si trovava in una situazione nota a molti
umani, ma non per questo meno dolorosa: ciò che, solo, li fa sentire
vivi, è qualcosa che però, lentamente, è destinato ad ammazzarli.
(A. Baricco, Mr Gwyn)
Ieri sera ho scelto il mio posto in una piccola sala, illuminata brutalmente, senza dolcezza.
Sedie da sala parrocchiale, sedie che si impilano, sedie che durante il giorno accolgono
bambini spettinati di catechismo e colmi di sguardi al blu, oltre i vetri.
Alla mia destra una di quelle donne dalla faccia acerba. Senza età.
Alla mia sinistra una signora bellissima. Una regina di cuori senza più trono nè scettro.
E lì, nel leggero ronzare dei neon, ho ascoltato l'altrui dolore.
Che aspettative hai?, mi hanno chiesto.
Voglio solo ascoltare, ho detto.
Il tono pacato e asciutto di lui. Mentre ricorda.
Le lacrime morbide e infinite di lei. Un fazzoletto candido che appare, come per incantesimo.
Esco, piove, non ho l'ombrello. E la pioggia mi sembra cosa viva, sulla faccia.
(A. Baricco, Oceano Mare)
mercoledì 1 maggio 2013
Trovare posto
E' strano.
Se me l'avessero raccontato di me, non ci avrei creduto.
Come la Mary, che mi guarda incredula mentre le narro episodi di ordinaria fragilità, e dice scuotendo la testa "ma tu non eri così". Sì, è vero, non ero così.
Ecco. Trovarsi ad una grigliata tra persone belle, dove le parole sono facili e sciolte, i volti amici, i profumi dolcissimi. E faticare, ad estrarre un suono, a modellare un sorriso storto, o una postura accettabile.
Allora ascolto, accarezzo un gatto e converso con una cinquenne bionda e rotonda come la luna.
Fuori posto, sempre. Ovunque.
Però a volte, sento da sotto, la spinta delle radici. Non sono spuntate ancora. Non so quando spunteranno.
Ma so che spingono.
Mentre Matteo mi dice "maestra inventi delle storie bellissime".
Quando osservo le piccole foglie di ravanello, e Jessica che raccoglie tutto (me, l'orto, i bimbi) con sguardo attento di mamma.
Toccando la pancia di Serena, e il domani che racconta.
Seduta nel terrazzino, in una notte di stelle, con Daniela e il suo mondo quadrato e tondo assieme.
Spingono, da sotto la pianta dei piedi. A volte.
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