domenica 31 marzo 2013
Poesia
Grazie per l'accoglienza senza domande e senza giudizio.
Per gli abbracci.
Per la musica e le canzoni.
Per avermi costretta a tavola.
Per il letto grande, col materasso di lana.
E per avermi svelato, che ho un poeta per amico.
Non mi togliere l'amore
per le mie debolezze
ora che tutto appare
così incerto
e bisogna attrezzarsi
a convivere col dubbio su tutto.
L'amore ci resta:
maldestro, malfermo, malconcio, malposto
- e un bicchiere di vino di troppo
per gli anni che passano -
ma tu che hai occhi
ancora dolci di saper perdonare
perdona le mie debolezze
e non disperare di guarirmi
ancora.
(Gianmaria Mello Rella)
sabato 30 marzo 2013
Pensieri ed omissioni
Sedutole di fronte al tavolino del bar, la luce netta e cattiva a scavarle gli occhi, pensò che mai avrebbe potuto più amare così.
"Non so", disse lei sollevando appena le spalle "magari è una soluzione". E dicendolo, tormentò l'anello e portò lo sguardo fuori, sulla strada. Un uomo con la cravatta regimental si fermò al di là del vetro e controllò l'orologio da polso.
"Una soluzione", ripetè lui secco, guardandola.
Avrebbe voluto ferirla. Colpirla, fendere la superficie piatta di quello stagno, in cui da sempre avevano pesato, limato, sciacquato le parole.
Urlare qualcosa come una soluzione del cazzo, sprezzante, e alzarsi scompostamente in piedi. Afferrare il cappotto, far cadere la sciarpa bianca -osservarla per un attimo, povero serpente vuoto e pallido-, decidere di non raccoglierla e uscire, urtando la sedia di un attonito vicino.
Invece inspirò, ma senza fare troppo rumore. Ed espirò leggero: "ordini dell'altro caffè?".
venerdì 29 marzo 2013
giovedì 28 marzo 2013
Si va
Fino a quando non verrai tu
io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.
(P. Salinas)io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.
Ho guidato senza sentire stanchezza.
Piove.
Paola e Gian hanno preparato la carne morbida e lo sformato di patate. Alle sei, abbiamo deciso che si poteva allestire una merenda-cena. Bello senza orari, tempi.
Riposare, ascoltare, guardare un po' nella vita degli altri.
Domani piccola escursione e bagna cauda.
Speriamo nella notte buona, nel sole, in un risveglio di piccoli, vaghi pensieri.
mercoledì 27 marzo 2013
Partenze
Pranzo al sacco, un'arancia.
Che poi, la Pasqua. Chi festeggia la Pasqua con l'agnello e la colomba?
No, quest'anno meno che mai.
Allora dicevo che ho preparato la valigia, quella rossa.
Il contenuto è ridicolo, misero, non da me. Ma so che gli amici che mi accoglieranno (un po' più magra, un po' meno brillante, e un po' più Gioia) badano alla sostanza delle cose. Niente sorrisi di plastica.
Potrò parlare, tacere, dormire, rimanere in pigiama, passeggiare, giocare a dama.
Sentirò di essere a casa.
Che siano sguardi lievi e belli, per me, e per tutti voi.
lunedì 25 marzo 2013
Incolore
Il blog di Arti Figurative di Andrea mi ha fatto incontrare Hannah Hoch e le sue dolci illusioni per immagini.
Guardami.
E' capitato anche a te, ricordi?
Che ogni cosa, d'un tratto, diventa molle sotto i tuoi piedi, e non puoi far altro che star fermo.
Che un mattino, il quadro da sempre appeso al muro, la teiera bianca nella credenza, l'ombrelliera di vimini dietro la porta, ti procurano un lieve capogiro. Un vago senso di disequilibrio.
E allora provi a ritrovare il sapore, con tenacia. Come quando scopri in una vecchia drogheria le caramelle che succhiavi da bambino. E tenendone una schiacciata contro il palato chiudi gli occhi, e vorresti ancora quel sentire, quel godere lento e profondo. Aspetti, fiducioso.
Invece.
Sì, è capitato anche a te. Guardami.
domenica 24 marzo 2013
Capolinea
C'era nell'aria un'attesa.
Mentre lei, gli occhi appena cerchiati, si spazzolava energicamente i capelli.
E pioveva, raffiche d'aria e d'acqua, a rigare i vetri.
Mentre lui, le dita mobili in fondo alle tasche della giacca in tweed, cercava distratto qualche cent. Cosa doveva mai farsene, di quei piccoli cent?
Un silenzio, di quelli che sudano, avanzò da una stanza all'altra, sporco di tutte le cose che non si erano detti mai.
Forse chiamati da quel serpeggiare, entrambi si fermarono. La mano sospesa, la testa inclinata. Lei si affacciò al corridoio, proprio mentre lui si voltava.
Ecco, pensò lui, è la resa dei conti.
E il telefono squillò.
sabato 23 marzo 2013
Fare spazio
Non so come faremo, qui si sta stretti.
Ma questa casa che si adatta mi sorprende. E' come se aprisse nuovi luoghi e spazi, o moltiplicasse le stoviglie e le sedie, o allargasse il divano, quando accoglie le voci degli amici. E l'eco resta, resta per giorni.
Non mi pesa più sistemarla, rigovernare, caricare la lavastoviglie.
Oggi l'ho spolverata, le ho tolto di dosso qualche cianfrusaglia, le ho promesso che stanza per stanza mi prenderò cura dei miei eccessi. Forse, grata e complice (caspita, ora che ci penso, non l'ho mai sentita davvero mia), tra poco si disporrà in ascolto: il campanello suonerà più volte, le bottiglie finiranno in frigo, un dolce avvolto nella carta stagnola transiterà in terrazza, giacche e cappotti verranno posati sul letto e lasceranno lievi scie di profumo sulle coperte.
Domani pioverà. Ci sono ancora tante cose da fare. Una torta, ad esempio.
venerdì 22 marzo 2013
Famiglia
La famiglia.
C'era una mandria di cavalli, però una cavalla si allontanò. Per fortuna era una femmina, e aveva trovato un maschio. E così tutti e due si innamorarono e restarono per sempre insieme.
Poi, era nato un bellissimo puledro e dopo era arrivato anche lo zio, così il cavallino poteva divertirsi. Avevano giocato tutta la mattinata, poi avevano pranzato, e poi...subito a giocare!
Allora il piccolo si era stancato e voleva che lo zio dormisse con lui.
E così, erano una famiglia.
(E. 7 anni)
Per la mia alunna E., famiglia è questo. Lei, i suoi due fratelli, una mamma casalinga, un papà di quelli di un tempo, che lavora di braccia, e torna la sera tardi con poche parole da spendere. Una bella casa persa fra le colline, un ruscello dove gracidano i rospi, un grande orto, marmellata di prugne sul davanzale della finestra. E lei, che anche quando ha la febbre alta, corre scalza nel prato.
Piccole e grandi cose.
Non so cosa dire di fronte a tanto. Penso ai miei giochi solitari da figlia unica, al palazzone alto tredici finestre (dalla terza, la mia testa bionda scrutava quel pezzo di mondo pop), al prato secco e giallo dove i carrozzoni degli zingari svernavano. La bora secca che giocava coi lampioni e le fronde, a farmi credere, affacciata a tanto buio, che qualcuno dal colle inviasse messaggi morse. Dedicati solo a me.
Sola. Incredibilmente sola.
giovedì 21 marzo 2013
Bellezza
Ma che film. Pulito, e spietato.
Servillo che sembra indossare sempre la maschera giusta, quella che non tira e non avanza.
Mastandrea, che io adoravo. Ma si dice non brilli di simpatia e umiltà. Però, bravo.
E su tutto, il viso bello e vero della Valeria Bruni Tedeschi. Quarantott'anni senza ritocchi, disarmante e splendida.
Sì, sorella dell'altra Bruni asettica, che non è degna neppure di allacciarle le scarpe.
mercoledì 20 marzo 2013
Speranza e regali
La maggior parte
delle persone, se alla fine guarderanno indietro, troveranno di aver
vissuto tutta la vita ad interim, e si meraviglieranno di vedere che
proprio ciò che hanno lasciato passare senza considerarlo e senza
goderlo è stata la loro vita. E così l’uomo preso in giro dalla
speranza, finisce a passo di danza fra le braccia della morte.
(La cura Schopenhauer, I.D. Yalom)
Ora, lo so che questa citazione non ha proprio il profumo dell'ottimismo.
Però ieri sera, a tarda ora, mentre il silenzio pulsava pesante dentro e fuori, mi sono detta che devo.
Devo.
Lo so, è ambiguo il verbo. Implica un'ingiunzione, un dettame.
Eppure, capita di doversi afferrare il mento, con forza, con rabbia. E dirsi urlando: "guarda, alza gli occhi, non fare resistenza. Lo vedi il bello? Li vedi i doni?"
Anche in mezzo alla spazzatura, puoi vedere. Che hai mani. E gambe. Viscere per amare, gioire, accogliere, respingere, e salutare il sole, quando lieve si inchina a te.
lunedì 18 marzo 2013
Silenzio
Sono qui, una lumachina stanca, paziente, il guscio fragile a proteggermi appena.
Un bicchiere di rosso al tannino, che raspa in bocca.
Lui, posa il calice e pare raccogliere un'idea: è un peccato non ci siano due vite in dotazione.
E l'amico più giovane, più disposto a perdersi, guarda di lato, gli occhi a riprendersi un volto, una voce.
Se così fosse, io una l'avrei già persa, per lei.
E vedo tutto il dolore di un'amputazione, che non trova pace in protesi che sanno di gomma e vuoto.
Facciamo silenzio, le parole rientrano.
Poi ci penso, mi chiedo cosa me ne farei di due vite. E mentre penso, lui aggiunge.
Io invece, se potessi averne una di riserva, mi caricherei di esplosivo e mi farei saltare in aria come segno di protesta, dove so io, per lasciare un segno del mio passaggio attraverso le cose, la Storia.
Sorrido. Forse toccherebbe a me dire.
Ma c'è una cosa sola che vorrei fare, se qualcuno adesso mi offrisse il Jolly. Ed è talmente piccola, banale e leggera, che la infilo nel mio guscio e taccio, sorseggiando ancora un po' di vino.
domenica 17 marzo 2013
sabato 16 marzo 2013
Luci
Si può. Quando sai trattenere solo poche informazioni in un cervello che arranca. Sì, posso dimostrarlo.
Però che bello.
Un'aria che pare lavata, perchè qualcuno l'ha passata al setaccio, e tu la respiri, e lasci che ti prenda la faccia.
E il bianco. Potresti dire tante banalità su quel bianco.
E' solo che non ti sta dentro gli occhi. Che provi, a tenerlo tutto, ma è troppo, e ti tocca sorridere, per fare più spazio dentro di te.
Il verde, l'azzurro.
Non avevo le scarpe adatte, come sempre del resto. Gli stivaletti grigi sembrano cuciti per me, ma si bagnano, mentre a passi incerti sprofondo in una neve di polvere soffiata e leggera.
Sì. So ancora guardare.
giovedì 14 marzo 2013
Rete
Il papà di una bimba mi segnala una conferenza. A tema.
Guarda che è interessante, fammi sapere se puoi venire.
La mamma di un alunno mi passa la mano sulla schiena, mentre transita dietro di me. Poi la guardo, e sorride.
Un amico mi dice solo chiedi, qualsiasi cosa.
Il link di una canzone che arriva, nella casella di posta.
Una telefonata proprio quando il nodo stringe troppo. Inattesa e bella.
Poi. Come va amica cara?
Non sarei qui, senza questo. Non ce l'avrei fatta.
mercoledì 13 marzo 2013
Simply complicated
Cosa rende una persona desiderabile?
O interessante, degna di attenzione?
Penso ad una maestra abbastanza giovane, di aspetto abbastanza normale, con cui condivido alcune ore, al mattino.
Non so dire cosa le manchi. Eppure, le manca tanto. Forse un certo piglio, uno sguardo dritto, uno stile nel vestire, una voce definita. Forse, solo occhi accesi, parole nuove da dire.
Entra in aula e non te ne accorgi. Ma neppure i bambini, se ne accorgono.
Poi, penso al ragazzo tatuato che ultimamente incrocio ad una recption. Bello, che più bello è difficile. Barbetta bionda e incolta, bicipite delle giuste proporzioni.
E quando dice "ciao Gioia (o Anna, Laura, Barbara, Giulia...), hai la tessera?", lo fa appena ammiccante, con un sopracciglio lievemente sollevato, scoprendo la dentatura perfetta.
Ma, come dire. Niente. Zero. Neanche il piacere di guardare, immaginare. Perchè c'è poco da immaginare, in effetti. E' tutto lì, tutto sotto gli occhi, nulla di più.
E scopro, che banalmente, trovo interessante un po' di complicazione.
lunedì 11 marzo 2013
Gusci
Jung definisce individuazione il processo di differenziazione che ha come meta lo sviluppo della propria personalità. Riferendosi allo sviluppo della specificità di un individuo, rispettando la sua autenticità, e predisposizione naturale.
Potremmo dire che il compito principale della nostra vita è diventare noi stessi, assecondando e coltivando quella che è una necessità naturale poiché, quando questo percorso viene ostacolato, la vitalità stessa di una persona è pregiudicata.
Potremmo dire che il compito principale della nostra vita è diventare noi stessi, assecondando e coltivando quella che è una necessità naturale poiché, quando questo percorso viene ostacolato, la vitalità stessa di una persona è pregiudicata.
(M. Trinchero, Reclusioni di corpi e di menti)
Non potevo aspettare.
Perchè il corpo, ha parlato per me.
Non voleva più riposare, nè mangiare. Nè schiudersi al sole.
Allora, per sopravvivere, ho dovuto assecondare il cambiamento. Accoglierlo.
No, non è vero che mutare di stato è un processo naturale. L'uomo istintivamente cerca il riparo, il calore del fuoco, volti conosciuti e rassicuranti, ripetitività.
Poi però, le cellule. Loro che si duplicano, loro che ogni giorno muoiono, e ci disegnano.
Loro, hanno deciso. Di mettere il guscio di noce nel bel mezzo dell'oceano.
domenica 10 marzo 2013
Evoluzione
Tre cose importanti.
Ieri finalmente è arrivata la Marilde, e ho avuto l'onore di presentarla, alla libreria Ubik. Presentare un'amica che scrive cose belle e pensa cose sagge, non è roba da tutti i giorni. Una grande emozione.
E tra il pubblico, volti così amici da farmi sentire portata.
Poi, dopo cena, riempirsi di tutte le cose che stavano lì, da mesi, e avevamo accantonato, l'una per l'altra.
Oggi niente ciaspolata. La neve era bagnata e pesante di pioggia.
Allora ho passeggiato con Daniela, e le parole sembravano non esaurirsi mai.
Un kebab, un tè verde alla menta, aromatico e caldo. Idee grandiose (il cammino di Santiago, prima o poi) ridimensionate a idee sostenibili (la via delle abbazie, quest'autunno).
Re-imparare a camminare.
Ieri l'ho pensato, mentre preparavo il materiale sull'evoluzione dell'uomo. L'Australopiteco che raddrizza la schiena e libera le mani. E via, tutto ha inizio.
Devo tornare indietro, disimparare gesti che avevo colmato di un senso, e impararli nuovamente per poter dare loro un altro nome, un altro peso.
Mi sono vista in un rewind. Indietro, indietro, indietro, fino alle origini.
Ero lì, a quattro zampe, incapace di pensare, mentre le mie dita sondavano la terra. Terra sotto le unghie, terra fresca e odorosa che sporca. Profumo di evoluzione.
venerdì 8 marzo 2013
Noi due
Oggi avevo il ciuffo di lato. Lo portavo alle medie.
La mia mamma dopo pranzo mi guarda, sorride e dice ciao bambina. Con gli occhi dolci.
Ciao mamma, rispondo, e gioco, scuoto la testa, mentre gli orecchini di metallo trintinnano.
Lo so, che sta male per me.
Che attraverso di me, rivive il suo dolore, la sua storia.
E che adesso, questo uragano, le riporta la devastazione a cui ha fatto fronte, giovane e disarmata, con una me piccina, fragile.
Lo so.
Ma niente, fino ad ora, ci aveva fatto davvero incontrare, così intensamente.
Allora tocca dire grazie, anche a questo dolore.
giovedì 7 marzo 2013
Incidenti da giraffa
Ieri sera, camminando per casa scalza (lo faccio sempre, anche in inverno), ho preso male le misure. Mi capita. Si dice che le persone alte siano poco attente alle loro estremità, perchè gli stimoli giungono in ritardo. Chissà.
Ma sono sempre stata così. Lividi ovunque, fin da bambina.
Fattostà che con il piede ho preso in pieno il mobile del salotto, e durante la notte ho visto le stelle. Stamattina mignolo gonfio e tumefatto, pelle bluastra. Mettere le Puma è stato un delirio.
Ecco, tutto questo per dire che Daniela mi ha invitata a ciaspolare, domenica. E che io, subito proiettata nell'immacolata distesa con la macchina fotografica a tracolla, in compagnia di una delle donne più vive al mondo, non intendo rinunciare.
Mignolo rotto o meno, domenica sarò con te, cara Dani.
mercoledì 6 marzo 2013
Diari
Solo un anno fa, chiedevo ad un amico di mettere assieme le pagine di questo blog.
Perchè io, non avrei saputo neppure da dove cominciare.
"Curiosa, esplora, personalizza, mettici del tuo", mi disse.
E io ho così ho fatto.
Nocetta è arrivata. Poi qualche amica bella, delle mie. Vicini anobiiani. Blog e blogger, come orticelli con altre primizie, altri colori, odori, da annusare e guardare. Stupirsi della diversità e farne tesoro. Commuoversi delle similitudini, del sentire che accomuna, e accoglierlo, come una carezza.
Mi chiedo se ha avuto un ruolo, questo diario virtuale, nella mia metamorfosi.
Credo proprio di sì.
martedì 5 marzo 2013
Emma
La Emma è minuscola. Parla pochissimo.
Pare ancora più piccola dei suoi tre anni.
Una testa riccia, gli occhi cerchiati e scuri.
Non so perchè, ha scelto le mie ginocchia. All'ora della merenda, si apposta in corridoio e mi aspetta. Muta.
Se le tendo la mano la afferra, tenacemente, e scende le scale assieme a me. Un piede sullo scalino, appaiato dall'altro. E ancora, fino in fondo.
Io non le parlo, lei non mi parla.
Aspetta solo che io mi sieda a bere il tè, si arrampica come un gatto e sta lì. Si appoggia bene, con la schiena al mio petto, sposta le gambe finchè non trova la sua nicchia. Segue con lo sguardo i miei gesti: verso l'acqua bollente, mescolo lo zucchero, intingo un biscotto.
La sua presenza calda.
Il suo silenzio.
L'odore di nuovo che viene su, dal quel collo bianco e sottile.
lunedì 4 marzo 2013
Un buon non-compleanno
Il 6 marzo questo blog compie un anno.
Darò una festa, ovvio. Un po' virtuale e un po' no.
Un anno.
Ma che anno è stato?
L'anno più denso e molle, più dolce e doloroso, più disperato e colmo della mia vita.
E volti, volti che così tanti non ne ho mai raccolti.
Padova, Salonicco, Anghiari, scorci di vita da un'auto in corsa. Da un aereo in volo.
Come si fa a tener dentro tutto questo? Eppure si può, io ne sono la prova.
Mi resta il colore cartolina del mare di Nikiti. Un souvlaki di salsedine e tramonto.
Mi resta la finestra di un albergo, spalancata sulla Piazza del Teatro, mentre consumo con gli occhi una sigaretta che non so più fumare (certo, sono cent'anni che non fumi, sciocca).
Mi restano i libri letti, bruciati, sventrati con il lapis alla ricerca di un senso nascosto.
Mi resta il sorriso di Serena, che annuncia il suo futuro.
Mi restano gli occhi di Jessica su di me, mobili e attenti.
E sopra ogni cosa, le Parole, così piene e così sazie da non lasciare spazio ad altro.
Esiste un'isola di opportunità all'interno di ogni difficoltà.
(Demostene)
domenica 3 marzo 2013
Mare nuovo
Ciao mare.
Quanto sei bello oggi.
Sai che forse è la prima volta, che ti vedo così?
Tolgo le scarpe, la sabbia è tiepida.
Come appena uscita da un lungo letargo, o da un bunker atomico, mi muovo instabile, ubriaca. La luce mi colpisce e mi scopre. Proteggo gli occhi con la mano.
Come appena uscita da un lungo letargo, o da un bunker atomico, mi muovo instabile, ubriaca. La luce mi colpisce e mi scopre. Proteggo gli occhi con la mano.
Voci, cani, azzurro, e un profumo dolce, pastoso, che ricorda le ore dell'amore.
Mi siedo. Alzo la faccia al sole, la schiena appoggiata al muro bianco. Tolgo il cappotto, poi il maglione.
E stasera, guardandomi allo specchio, sorrido ai miei zigomi arrossati.
venerdì 1 marzo 2013
Libera
Come nel plastico delle ricostruzioni.
Un'inquadratura divisa a metà.
Da una parte la bambina bionda in cucina, con la maglia a righe rosse e blu. Guarda il suo piatto colmo, i piedi ciondolano sotto il tavolo.
Dall'altra parte del muro i genitori seduti, composti sul divano verde.
Silenzio. Tutto è fermo.
Chiamo la bambina, sottovoce. Lei si volta, alza gli occhi.
Sei libera, le dico.
Allora sorride. Si guarda attorno, incredula.
Comincia a correre. Prima titubante e incerta, poi sicura, veloce.
Corre, in un prato. L'erba alta sferza le ginocchia nude, le mani. Corre, e ride.
Bisogna che le mostri la strada, penso.
Ed ecco che il prato, la bambina, i colori, sono solo l'illustrazione di un grosso libro, una delle tante. Volti, luoghi, autobus nella notte, cinema troppo affollati, alberi di Natale, luci da discoteca.
E' il libro della sua storia, della sua vita.
Spingo la mano fra le pagine, con fatica. Cerco la bambina, le dita tastano per trovarla.
Ecco. Presa. La estirpo, con delicatezza.
Sul palmo della mano la guardo, piena di dolcezza.
Il libro si richiude, la storia può restare là, con le sue ombre, le sue voci lontane.
Vieni piccola, vieni con me.
La deposito piano in quella casa di legno, il mio rifugio: divano rosso e tappeto bianco.
Lei toglie i sandali, occupa il divano, lo prova, allargando le braccia e le gambe. Mi guarda.
"Non farmi tornare indietro", dice seria.
"No, chiudo la porta, qui sei al sicuro".
Si appoggia a me, spettinata e bella. Fuori dalla finestra, cala la sera.
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