Sa di te il colore di questa stanza.
Sa della tua voglia di ballare scomposto.
Hai un guscio liscio di nocciola: nessuno mai penserebbe.
Che dentro, appena sotto, tu abbia tanto profumo. E gusto di miele, di pesca, di caffè.
Da dove vieni, occhi di bosco? Capelli bradi e aspri, che strada avete fatto?
Mi dici "porti la luce", invece non sai che ero cieca.
Il tuo dito a mostrare una rocca, un frassino, il profilo acerbo di monti giovani, che portano nomi antichi. Hai acceso prima il fiume, poi le cime, poi un villaggio di fienili vecchi. Clic, clic, clic.
E adesso, tutto attorno freme dolce, come di candela.
Chissà perchè crediamo che simulare le perdite possa salvarci dal subirle. Così io provo a pensare cosa sarei, senza quelle luci. Senza quel dito che desta il mondo, per me.
Cieca sarei, ancora cieca. Ma almeno, saprei immaginare la bellezza.
Ohhhhhh :) come sei poetica, maestra cara :)
RispondiEliminaSgorga spontanea... :)
EliminaDovresti saperlo :)))))
Uhm poetica e non poco ... Parli di te e...?
RispondiEliminaBacio e buona domenica :-*
Di me, e della Vita :)
EliminaBacio bimba!
Simulare le perdite forse non ci salva dal subirle, ma ci da l'illusione di aver il controllo della situazione.
RispondiEliminaEsatto.
EliminaVedo che mi comprendi...
...parole davvero belle...
RispondiEliminaEhi, ciao!!! Grazie :)
EliminaBellissima dedica...
RispondiEliminaFacevi anche tu le "dediche" nei diari scolastici???
EliminaMi hai aperto una finestra sui ricordi... :)
belle parole. Sei dolcissima :)
RispondiEliminaMerci Manuela!! :)
Elimina... senza parole, o meglio persa nelle tue parole di poesia
RispondiEliminaKiss :)
Elimina