lunedì 29 aprile 2013

Rabbia

Ci sono storie che faticano a trovare casa. Bellissime, pure, illuminanti
Ecco, questa citazione arriva da una storia così. Dovrebbe passare di mano in mano, di bocca in bocca, di recensione in recensione. Invece.
Ma qualcuno la coglierà. La farà copertina, pagine, odorosa carta. Ne sono certa.
 
Il giorno che è morto Joe Strummer ho deciso di cominciare ad invecchiare: mi sono voltato e ho guardato indietro, verso la rabbia giovane che prima o poi si allontana, anche se la tiri come un elastico, anche se cerchi di rinnovarla con un concerto o con una vecchia fidanzata, niente. Ma niente niente... 
Un cazzo di niente. 
Quella rabbia che ti ha fatto crescere e ti ha spurgato di tutti i liquidi malsani, prima o poi quella rabbia ti scivola sotto i piedi come la bava di una lumaca e ti svegli un mattino che sembri ancora giovane, ma hai lasciato per sempre il controllo completo al mondo dei grandi. 

Vorrei coltivare la rabbia. E' stata mia solo per poco, verso i quindici o sedici anni, ma silente. Ventiquattro mesi di ferocia senza voce, senza slanci. Ero solo contro, ostinatamente contro. Contro i voti che mi inchiodavano e gli scutini che mi mettevano oltre la riga: di qui i buoni e promossi, di là i cattivi e bocciati. 
Un sorriso acido e amaro assieme, quando in mezzo agli studenti assiepati davanti alle bacheche lessi a caratteri rossi e cubitali NON AMMESSA. Era esattamente quello che volevo.

Ora, la rabbia sembra non appartenermi, ma forse va stanata. Magari è lì, sotto le unghie. Nell'incavo del braccio. Dietro il lobo dell'orecchio. 
Credo che se riuscissi a trovarla, a darle l'esca giusta, a portarla allo scoperto, potrei  accoglierla e darle più spazio. Potrei dirle che la metto comoda, assieme alla gioia, alla tristezza, alla paura. 
Sarebbe ora, che ci incontrassimo. 

domenica 28 aprile 2013

Macchie


Mi hai detto oggi..
Guarda un'opera di Pollock. E' quello che hai vissuto fino qui.
Tanti colori, tanti e vivi, materia e dinamismo.
Poi alla fine, qualche schizzo nero, qualche macchia scura.
Osserva quel nero: toglie brillantezza al resto? Toglie bellezza agli altri colori?
Nessuno potrà negare che sono stati usati, scelti, che si sono impressi, sulla tela. 
Il quadro è lì, tutto intero, puoi guardarlo quando vuoi, e riconscerti. E riconoscere che c'è stata tanta bellezza.
Grazie. Grazie.

sabato 27 aprile 2013

In the light


La forza della luce.
Dopo il buio.
Penso ai reclusi, ai sequestrati. A chi vive per mesi sotto terra. A chi poi esce, la pelle gialla e trasparente, come un proteo molle. E scherma gli occhi, alzando un avambraccio a proteggersi.
Il proteo brutto e cieco l'ho visto da bambina, in una grotta carsica. Sgraziato nell'incedere, le zampe piccole e sproporzionate, tre dita anteriori e due posteriori.
Ma la cosa sorprendente è che l'anomala bestiola può digiunare fino a dodici anni. 
Dodici anni lì, al buio, nella grotta silenziosa. 
Quest'anno, per la prima volta in assoluto, temo le lunghe e torride giornate di luglio, di agosto. 
Perchè sono fatta di cera.
Ma saprò abituarmi alla luce. Un po' alla volta.

giovedì 25 aprile 2013

In scena


Rigoverno in cucina dopo la bella cena, la testa finalmente sgombra. Gli amici mi hanno lasciato dolci segni del loro passaggio: un libro in prestito, un consiglio prezioso, un bacio, risate che restano, qui fra piatti e bicchieri.
Il suono inconfondibile del mio cellulare, un sms.
Guarda bene il cielo: la vita va in scena.
E io mollo tutto, mi accomodo in terrazza, sulla sedia rossa e scalcagnata che di notte mi raccoglie, quando perdo i sentieri agili e tracciati del sonno.
Dietro il grande ulivo, una luna gialla e perfetta. Piena. Appena velata a sinistra.
E' un'eclissi parziale.
Eccomi qui, parte del tutto. Spettatrice del cosmo in movimento, comparsa senza peso e senza fili, in un palcoscenico troppo zeppo. Battute, magie, piroette, baci appassionati, colpi di pugnale.
Troppo zeppo per me.
L'eclissi è finita. Applaudo e sorrido.