Quando resto in terrazza, e la notte è densa, tutto tace.
Seduta al fresco mi interrogo sulle strade e i bivi e le diramazioni infinite.
Appena muovi una pedina sulla scacchiera, subito pensi che potrebbe non essere la mossa vincente, perchè hai spostato il tuo alfiere lasciando modo alla torre avversaria di scambiarsi con il re.
Arrocco. Si chiama così.
Eppure, c'è un momento in cui devi agire, in cui la mossa si rende necessaria. Puoi pensarci, soffermarti meditabondo, sorseggiare del caffè. Ma alla fine, scegli. Scegli tra le tante possibilità.
Prevale l'istinto? Una vaga preveggenza? La razionalità o la misura?
Sposti la spalla, allunghi l'avambraccio, la mano, afferri il tuo alfiere.
Tac.
L'arrocco e la forchetta. Credo siano le uniche due mosse degli scacchi di cui sono a conoscenza.
RispondiEliminaNon abbassare la guardia, maestra.
E comunque sì, sono risorta ;)
Urrà!!! Risorta la ragazza! :)
Eliminabentornata
Complesso! Il linea di massima la razionalità.
RispondiEliminaQuella che a me manca! ;)
EliminaMi è piaciuto molto questo post.
RispondiEliminaMa poi alla fine sorrido perché penso alle tante volte in cui credevo di aver ingannato l'avversario Destino, avergliele cantate, avergli dimostrato che anch'io so il fatto mio... ma poi Lui ha fatto la sua mossa, mi ha spiazzato. Tutto sempre a fin di bene perché a conti fatti Lui ti fa vincere, ma a modo suo.
Splendida Daffo...
EliminaA modo suo.
Purtroppo non ho neanche la minima conoscenza del gioco degli scacchi... però la metafora la colgo e la capisco e... mi trovo d'accordo, a un certo punto bisogna fare la nostra mossa, sempre e per tutte le cose, o almeno, sicuramente per quelle importanti :)
RispondiEliminaCiao, buona giornata :)
Sperando di non perdere la partita. :)
EliminaBuona giornata a te!