lunedì 23 luglio 2012

La Edda

Qualche anno fa ho seguito un corso di taglio e cucito.
L'insegnante, detta "signora Edda" pareva un personaggio da romanzo d'appendice.  Ma non era così leggera.
Portava gonne di panno grosso e caldo, dalla lunghezza improponibile. Quella misura "smorza-maschio" che si colloca esattamente tra il ginocchio e la caviglia. Scarpe riposanti e occhiali strutturati. Silenziosa e poco tollerante con chi si abbandonava a qualche chiacchiera futile, la signora Edda pareva rianimarsi, riacquistare favella e morbidezza quando una delle allieve esibiva una stoffa cangiante, un taglio di seta, uno scampolo di fresco piquet.
Nonostante il suo aspetto austero, sapeva entusiasmarsi della minigonna più modaiola, dello spacco più ascellare, suggerendo modifiche, colori, invitando tutte le corsiste ad esprimere un parere, quando, uscendo dal bagnetto che fungeva da cabina di prova, l'allieva di turno faceva il suo defilè.
Davanti a quello specchio, ho visto ragazze grassottelle compiacersi di generosi decolltè. E signore tristi riacquistare larghi sorrisi.
Edda dei miracoli.
Sarebbe fiera del vestitino verde e fiorito, che ho finalmente ultimato. Se ne stava lì, imbastito a metà, tristemente incompleto. Ci starebbe una scarpina bianca. Tacco 9.

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