Era
quel modo di tenere le spalle, erette anche quando sedeva mollemente,
che le piaceva. Come se ci fosse sempre una parte di lui vigile,
pronta. Come se il busto imponesse anche ai pensieri una sorta di
attività incessante.
A
volte, mentre leggeva o stava al sole, se ne usciva con qualcosa di
anomalo e sbilenco, la coda di un pensiero, il rimasuglio sfatto di
un'idea. Alzava gli occhi, la guardava.
“Ma
quando la portinaia ha il giorno di riposo, dici che resti comunque
lì seduta al buio, con le persiane calate?”
Claudia rideva, rastrellando le foglie o potando le rose, e non rispondeva.
Sembrava
assorto, vago, incapace di concretezze. Invece poteva sorprenderla
con un sugo dagli accostamenti improbabili, che spadellava con le
penne al dente. Così, senza fatica, un canovaccio posato sulla
spalla.
Lei
entrava, Paolo le metteva in mano un bicchiere di vino, poi correva
ad aggiustare di sale.
E
anche nel toccarla, lui era corpo, istinto. La sua vacuità spazzata
via da gesti precisi, a volte duri, guidati da un sapere antico.
Stentava a riconoscerlo quando le teneva gli occhi e la colmava.
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