mercoledì 23 maggio 2012

Riposo

"Questa sei tu maestra Gioia, con il vestito azzuro". (A., 4 anni)

L'altra sera un'amica mi dice: "sei fortunata tu, che fai l'insegnante...alle due sei a casa, vacanze di Natale, vacanze estive...".
Allora. Premesso che lavoro a progetto, quindi d'estate non percepisco stipendio, sono conscia che il mio sia un lavoro incredibilmente bello. Un lavoro che è vita, colore, progettualità.
Però totalizza, prende, assorbe.
Oggi mi accorgo con stupore di commuovermi mentre dico ad una mamma che la giornata del suo bimbo è stata particolarmente difficile. Ma perchè? Mi guarda perplessa, le dico che ho un po' di allergia al polline.
Qualche giorno fa, incontro l'insegnante che esaminerà i miei alunni alla fine dell'anno. Ore a progettare, valutare, preparare le prove d'esame. Riflettere sul percorso di ogni bambino, ritarare, cambiare rotta se è necessario. Leggo nei suoi occhi la stessa fatica. Piena, consapevole, ricca. Ma fatica.
Ieri, con le colleghe, sedute davanti alla scrivania di una psicologa. Un pomeriggio a sondare gli abissi: incontriamo bimbi che non si fanno cogliere, che chiudono porte e finestre, che non raggiungi così facilmente come vorresti. Allora chiedi aiuto, serve qualcuno che guardi da fuori.
Ascolti, impari, capisci quanto poco sei e puoi fare, ma torni in classe ancora con la voglia di provare.
Poche ore fa abbiamo accompagnato alcune corsiste e tirocinanti in visita alla nostra Scuoletta. La guardi con altri occhi mentre provi a spiegare, la trovi bellissima. Ma non hai voglia di parlare. Invece lo fai. Capisci che sono entusiaste, incredule. E parli ancora.
Tra un paio di settimane passerò la notte a scuola con i miei alunni: sacchi a pelo, storie a lume di candela, dormire zero. Sono contenta di farlo. Ma poi ci saranno gli esami. E la festa di fine anno. E quella recita buffa che stanno tentando di inscenare. E il filmato da montare e da mostrare ai genitori, che ogni anno si commuovono.
Dai. E' già il 23 maggio.

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