Questa foto me l'ha scattata papà. E l'ha anche sviluppata. Lo faceva in casa, oscurando uno stanzino.
Il primo di giugno mio padre compie gli anni, ma io non so esattamente quanti. E non lo so perchè noi due non ci frequentiamo. Non ci vediamo, non ci parliamo, non ci sentiamo al telefono.
A volte, qualcuno mi chiede solo "perchè?", ma io non ho risposte. La verità è che non c'è un motivo.
Per anni ho pensato di non essere una figlia degna, giusta per lui, per le sue enormi attese e le sue strabilianti capacità. La ritenevo una buona ragione per non essere amata e voluta.
Ora so che non è così.
Penso solo che non sia in grado. Di amare, intendo.
Le poche volte che ci siamo incontrati è stato evidente, lampante: utilizziamo un linguaggio diverso; l'alfabeto del sentire, del comunicare, del rispecchiare l'altro, non è lo stesso.
Alieni l'uno all'altro. Stranieri nello sguardo dell'altro.
Allora mi tengo qualche ricordo bello.
Come quando mi svegliavo sentendo il profumo delle sue ciambelle col buco. Lui friggeva la pastella e le impiattava, una sopra l'altra. Ed erano bellissime, dorate e cosparse di zucchero.
O quando, di ritorno dai suoi viaggi, estraeva dal cappello magico tanti piccoli doni speciali. Un libretto per formiche, delle toffee nere e lustre, una matita azzurra, la piuma di un indiano.
In ogni caso, buon compleanno papà.
Chissà se il messaggio arriverà, alcune volte i cappelli magici funzionano.
RispondiEliminaQuesti tuoi auguri sono la conferma che quei ricordi valgono molto
Franco
Si impara a convivere con l'assenza. Si mettono in campo risorse, talenti. E tutto sommato, va bene così...
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