A Davide erano sempre piaciute un po' in carne. In carne, non grasse.
Cecilia. Aveva un sorriso largo, bello, che a volte nascondeva con la mano. Forse per quello spazio tra gli incisivi che lui trovava così tremendamente sensuale. E poi le spalle, rotonde.
Laura invece gli era piaciuta per quel vezzo di accarezzarsi, mentre parlava. Si toccava la bocca, le braccia tornite, le belle cosce forti. E lo faceva così, come un bambino si gira una ciocca di capelli sul dito. Pulita, assorta.
Poi quel giorno, mente usciva dalla banca e sistemava alcune fatture nella cartellina gialla, rimase come stordito. La vide da dietro, una donna al tavolino del bar.
Stava seduta sulla gamba ripiegata, protesa in avanti, i gomiti sul tavolo. La camicetta nera si sollevava lasciando appena scoperti i fianchi abbronzati, la schiena.
Si avvicinò, incantato.
L'incavo della colonna vertebrale era un solco deciso, che spariva sotto l'orlo della camicia, ma Davide lo immaginò serpeggiare fino al collo, alla nuca.
Allora lei si voltò, allungando il braccio per scacciare un piccione.
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