Si possono fare 250 chilometri solo per andare al mercato? Sì, se quel mercato è la Piazzola di Bologna.
All'ora di pranzo poca gente, molti colori. Lingue, facce, gesti, odori con i quali, nel nostro nord est verde padano, non abbiamo ancora fraternizzato.
La parte del mercato che si sviluppa nel parco ospita del bellissimo usato. L' ambulante che vende grossi cani di ceramica e piatti "Windsor" dice serio: "arrivano direttamente da Niucassel".
Un travestito prova degli stivali rossi vintage.
Il ragazzo nepalese vorrebbe trattare con me, e io non sono capace. Si arrabbia, mi insegue, insiste. Non vuole che io desista, vuole giocare al ribasso, dovrei provarci. Compro a prezzo pieno, o quasi. E' scocciato.
Tra le ceste, mezzo coperto dalle montagne di magliette, un bimbo orientale di sei o sette mesi se ne sta buono buono con il ciuccio in bocca, mentre tante mani spostano, toccano, scartano. Una signora gli sorride e dice guardandomi: "puvràtt" (poverino).
Carica di pacchetti, in mano una bottiglia di gassosa fresca, mi appresto a riaffrontare i 250 chiometri che mi separano da casa.
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