Avevamo quattordici anni, più o meno.
Per me, l'emozione di una vacanza vera, in famiglia. La roulotte, il fratellino Sandro, la mamma che cucinava e leggeva all'ombra della veranda, il papà con i baffi, l'uomo più simpatico e cordiale del mondo.
Avevo una gran voglia di innamorarmi. Passavo ore stesa al sole, senza alcuna protezione. E la mia pelle chiarissima si ustionò più e più volte. I capelli erano del colore della paglia.
Una sera, alle altalene del camping incontrai Maurizio. Appena più grande di me, una chioma nerissima, l'abbronzatura intensa di chi al mare ci vive, i capelli un po' lunghi, il nasone. Non aspettavo altro.
L'intensità di quell'amore posso ancora sentirla. Niente baci, solo il pieno della loro assenza. E il gioco degli avvicinamenti. Con le parole, con gli occhi, con i brevi contatti.
Un paio di giorni dopo, al telefono, la nonna mi disse tra i singhiozzi che il nonno stava morendo. Il nonno Giovanni. Per me più di un papà.
E io lì in piedi scalza, mentre i gettoni scendevano nei meandri del telefono grigio, a pensare all'amore. E alla morte.
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