Dopo tanti anni, ho ripercorso quella strada che mi portava tra le colline moreniche, con la pioggia, con la neve, con il sole.
Che bella emozione.
Il laboratorio di recupero e integrazione non c'è più, lo sapevo già. Mi sono fermata nello spiazzo e ho chiuso gli occhi.
Ecco il pulmino che arrivava carico, ecco i ragzzi scendere, uno ad uno. Luigi spettinato e affettuoso, Loredana enorme e sorridente, Sulvan dal cuore di burro. Ragazzi che finiscono per non godere mai del privilegio di non esserlo più. Ragazzi per tutta la vita.
La falegnameria era il mio regno. Ventidue anni, una valanga di riccioli, fard e schiocchezze: tutto spazzato via dall'incessante andare della pialla, dalle crisi di Marco che si strappava i capelli a ciocche, dalla gioia di Angelo quando gli chiedevo di verniciare un pezzo. Lì sono diventata grande.
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