venerdì 8 giugno 2012

Diesel

Faccio sempre benzina in un piccolo distributore. La proprietaria, nonchè unica lavorante, è una donna energica, massiccia, senza alcun vezzo. Parla in friulano e se non capisci, sono affari tuoi.
Ormai siamo intime e ci diamo del tu. Mentre spilla il diesel intavoliamo conversazioni qualsiasi: il tempo atmosferico, il traffico, il costo della vita. A volte saliamo di livello, commentando il fine settimana appena concluso.
Oggi.
Scendo dall'auto, ci salutiamo amichevolmente. Le passo la tessera, armeggiamo con il tappo del serbatoio. Al sole, tranquille.
Arriva un furgone, che parcheggia in stile Contea di Hazard. Ne scende teatralmente un uomo sulla cinquantina, abbronzatissimo e con indosso un paio di Ray-Ban. Ci guarda e sorride. Noi due, indifferenti.
Con tono sbruffone chiede alla teutonica benzinaia se la pompa arriva fino al suo serbatotio o se deve mettersi meglio. Lei lo guarda e tace.
La mia amica mi fa cenno di entrare nel piccolo ufficio, visto che devo pagare con il bancomat. Silenzio.
Appena siamo dentro, parla.
"Almeno fosse un bel pezzo d'uomo, mi lustrerei gli occhi. Ma non vale una cicca, e si permette pure di parcheggiare così".
Scoppio a ridere. Quello che non vale una cicca, al di là del vetro, ci guarda sornione. Ignaro.
Che soddisfazione. E' finita l'era in cui erano gli uomini a giudicare e vivisezionare. Ora tocca un po' a noi.
Ricordo bene, quando a dodici o tredici anni passavo davanti al bar del quartiere. Uomini, di tutte le età, che potevano essermi fratelli, padri e nonni. Commenti, sguardi lascivi, battute. 
E come può una donna crescere immune da quella sensazione di essere costantemente "fatta a pezzi"?
Salgo in macchina. Il bel tomo mi squadra da testa a piedi. 
Cenno d'intesa con la spiritosa benzinaia, ingrano la prima e via.

1 commento:

  1. Il problema è che siamo talmente sciocchi, che spesso ci vivisezioniamo da soli.
    Sopratutto vivisezioniamo il nostro orgoglio, meschino.
    Franco

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