Sedutole di fronte al tavolino del bar, la luce netta e cattiva a scavarle gli occhi, pensò che mai avrebbe potuto più amare così.
"Non so", disse lei sollevando appena le spalle "magari è una soluzione". E dicendolo, tormentò l'anello e portò lo sguardo fuori, sulla strada. Un uomo con la cravatta regimental si fermò al di là del vetro e controllò l'orologio da polso.
"Una soluzione", ripetè lui secco, guardandola.
Avrebbe voluto ferirla. Colpirla, fendere la superficie piatta di quello stagno, in cui da sempre avevano pesato, limato, sciacquato le parole.
Urlare qualcosa come una soluzione del cazzo, sprezzante, e alzarsi scompostamente in piedi. Afferrare il cappotto, far cadere la sciarpa bianca -osservarla per un attimo, povero serpente vuoto e pallido-, decidere di non raccoglierla e uscire, urtando la sedia di un attonito vicino.
Invece inspirò, ma senza fare troppo rumore. Ed espirò leggero: "ordini dell'altro caffè?".
Uhm, non è così che dovrebbe andare.
RispondiEliminaNo. Ma è solo un incipit.
EliminaCom'è il mio nord-est?
piovoso...
RispondiEliminaUffa.
EliminaStasera sembra scirocco, piove ma almeno non fa freddo.
Elimina:-)
bel tramonto stasera ... dietro al castello.
RispondiEliminabei pensieri stasera ... dentro al cuore
fuori uno stagno troppo quieto per non lanciarci dentro un sasso
Ciao Pier.
EliminaI sassi. Ci vuole coraggio, ma a volte, non si può farne a meno.