mercoledì 17 aprile 2013

Chance


In fondo al campo vediamo il pavone, e più in là il cigno.
I bambini vogliono avvicinarsi, guardare meglio.  
L'erba è alta, mi arriva oltre le ginocchia. Per loro invece è altissima, fino all'inguine. Arrancano.
Qualcuno dice che tocca far piano, altrimenti li faremo scappare via.
E mentre attraversiamo la distesa verde, sento la mano di Matilde che cerca la mia.
E' piccola, una mano così piccola. Mi sfiora, mi aggancia, poi si perde, scivola giù.
Perchè io non la trattengo, la lascio andare.
E capisco che stavo rinunciando. Ad essere un punto fermo. Tanta, troppa fatica.
Capisco che preferivo guardassero altrove, che non mi chiedessero più nulla.
Lasciatemi in pace, so badare solo a me stessa.
In un attimo, lo capisco.
Allora, continuando a camminare, cerco affannosamente quella mano perfetta, la trovo, la stringo. La tengo.
Matilde, ci sono.
Dammi ancora una possibilità, vorrei provarci.

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