"Brava Gioia", mi son detta. Piena di tenerezza.
Solo poco tempo fa, una situazione come questa mi avrebbe minata, profondamente.
Invece sto in piedi.
Ringrazio, posso solo ringraziare. Chi mi ha insegnato.
E' tempo di prove per me.
Oggi,
anche il luogo in cui nuoto, come fosse il mio elemento, lo spazio
della scuola, in cui sono cresciuta come insegnante e come persona, mi
ha attaccata, ostile. Ha mostrato zone scure.
Una
mamma, da sempre conscia delle piccole e grandi difficoltà del suo
bambino, e che proprio alla luce di questa consapevolezza aveva scelto
un metodo che garantisse ascolto e accoglienza, mi ha aspramente
criticata. Mi dice che la creatività non deve andare a discapito della
ripetizione forzata e metodica di scritture, che una buona calligrafia
richiede sacrificio e non implica piacere.
Non
entro nel merito, il discorso è lungo e complesso. Ritengo che la
scrittura, come gesto che scaturisce dalla mano, possa avere un valore e
un senso solo se supporata dall'intenzionalità di dirsi, di comunicare.
Non proporrò mai una scrittura asettica, decontestualizzata, ripetitiva.
Un po' stanca, gli occhi segnati da una notte a metà, ho detto.
"Perchè hai scelto questa scuola? Cosa pensavi offrisse a tuo figlio?"
E' bastato questo. Lo sa. Sa che in nessun altro luogo questo bambino avrebbe potuto imparare a raccontare le sue emozioni. A governarle, a gestirle. Sa che nessuno avrebbe potuto amarlo così. Nonostante fosse difficile, amarlo.
Colloquio continuo, dalla prima settimana?
RispondiEliminaDire che la nostra realtà si presta al confronto continuo, è pleonastico...
RispondiEliminaMa a volte risulta difficile da gestire.