domenica 16 settembre 2012

Iperbole


Quando lo vide quella prima volta fuori di scuola, aspettando Tobia, pensò ad un grosso animale. Taciturno, ingombrante. Lo sguardo laterale.
E anche quando si presentarono ebbe l'impressione che sfuggisse, braccato.
"Piacere, tu sei il papà di Fabio, vero?", e già lui aveva ritratto la mano, allontanato l'espressione di circostanza, chiesto venia.
A volte, sembrava cercarla fra la gente, ma solo per mettere la giusta distanza, uno spazio ragguardevole e congruo.
"Penso di essergli antipatica", disse ridendo a Giovanna.
"Ma va, è un timido. Non vedi?", e l'amica accennò alla panchina rossa, in fondo al parco. Lui sedeva distante, composto, gli occhi solo per quel figlio bello. I bambini si riversavano urlando, le scarpe slacciate, i grembiuli aperti, recuperando qualche straccio di libertà e luce. Le madri parlavano, dirimevano conflitti, rispondevano al cellulare, estraevano dolcezze dalle borsette colme.
Lui distante, composto, osservava suo figlio fare il buono e il cattivo tempo, arrampicarsi, sporcarsi, e sembrava compiacersi di tanta sregolatezza.
Fu quando Tobia ricevette il pugno, un dritto sferrato con precisione, che potè sentire davvero il suono della sua voce. Grave, pesante.
"Posso accompagnarvi al Pronto Soccorso se volete".
"No, non importa. E' già passato", e accucciata a terra, la gonna scomposta, temponava il naso di Tobia, che ancora recalcitrava, pronto a scagliarsi nuovamente sul compagno.
"Hai chiesto scusa Fabio?", disse lui rivolgendosi al figlio.
"Chiudiamola qui, non serve scusarsi, son cose da bambini", liquidò lei.
Grato, lui posò la mano grande sulla testa di Tobia, prima di andare.
"Mi dispiace", disse soltanto.

Mesi dopo seduti a letto, sgranocchiando grissini, ricordarono l'episodio.
"Mi dissi che la tua voce sembrava provenire da un luogo chiuso, sigillato. Era profonda e sola":
"E io mi dissi che due gambe come le tue non le avevo mai viste".
"Mi sorpresi a pensarti, mentre tagliavo i pomodori, quella sera stessa".
"Invece io già da tempo le pensavo, prima di addormentarmi, le tue gambe".
"La vuoi finire di spoetizzare tutto?", disse lei ridendo.
"Più poetico di così", e la sfiorò, come solo lui sapeva, con tocco antico.


2 commenti:

  1. Dovrebbe esserci ogni giorno, una nicchia di vita in cui rifugiarsi, come questa. Quell'istante che come direbbero gli inglesi "makes your day".

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