Un'ora, di orologio. Alla finestra.
A chiedersi guardando il giardino, nel sole freddo, quale fosse il senso.
La tazza di tè fra le mani, le piccole volute ad appannare una superficie nebbiosa, un oblò al contrario. Guardare la luce attraverso il vapore condensato.
No, un senso non c'era. Perchè cercarlo?
Pensò a quello che aveva infilato. Nella cartella rossa, nel bagaglio a mano, nel fagotto in spalla, nella tasca del cappotto.
Briciole. Ma lucenti.
Sassi. Ma di zucchero.
Chiavi. Ma dorate.
Monete. Di luoghi e paesi sconosciuti.
Grazie. Grazie. Lo pronunciò ad alta voce, appena un po' rauca. Ne farò tesoro.
Allora si disse che sì, poteva farcela. Poteva raccogliere ogni cosa, esporla in bell'ordine sul tavolo scuro, e attendere. Che le chiavi spalancassero la porta giusta, che le monete potessero pagare il cocchiere, che un raggio di sole colpisse le briciole illuminandole, che la sua lingua leggera finalmente accarezzasse un dolce sasso.
Uno stile forte e piacevole..scrivi divinamente!
RispondiEliminaRaccolgo e metto in tasca :)
EliminaScrivi benissimo davvero, cara Gioia!
RispondiEliminaHai già pubblicato libri?
Ciao...
Lara
Un sogno, una favola, poesia.
RispondiEliminaSempre bello leggerti :-)
RispondiEliminaRagazze. Che dire?
RispondiEliminaViene dalla pancia.