Le storie di Marilde Trinchero mi colpiscono in questi giorni come fendenti secchi, sordi.
Gabbie.
Scegliamo le nostre gabbie o sono loro a sceglierci? A chi consegnamo le chiavi della gabbia, a quale causa, persona, dipendenza, ricordo?
Gliele avevamo consegnate noi stesse? Per ingenuità, per un malriposto concetto di amore, per alleggerirci poichè talvolta sono pesanti da tenere?
Può essere. Ma non importa. Ciò che conta è riprendersele.
Storie di vite recluse, ma anche di speranze, perchè c'è sempre un volto, una voce, o un varco, ad indicarci l'uscita, la direzione, il ritaglio di cielo.
In chiusura Marilde parla di resilienza. La capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi.
E' la tenacia che, appigliandoci a qualcosa (un'idea, un sogno, un amore, un progetto), ci fa dire "persevero" e supero questa barriera, spezzo quella rete che stringe, attraverso quel varco stretto, piego quella sbarra che chiude.
Brava, profonda, intensa. Ma non lo dubitavo Mari, ci sei tu, in ogni singola parola. E un po' ci sono anch'io.
Grazie.
interessante
RispondiEliminaMolto...ti piacerebbe.
Eliminami sono incagliato sul Gatto di Sòseki e chi se lo toglie più quello di dosso (?)
RispondiEliminaBello???
RispondiEliminaGrazie a te, Gioia. Che belle parole hai scelto! E sì, ci sei anche tu. Non solo un po'.
RispondiEliminaChe bello, ospito nel mio salotto l'autrice in persona :)))
EliminaGrazie.
RispondiEliminaImperdibile!
Sì sì, davvero...Bel regalo di Natale per un'amica.
Eliminami stavo proprio chiedendo riguardo questo libro, che vedevo in piccolo nella tua libreria.. ciao
RispondiEliminaVale. Un libro che vale :)
EliminaCiao