Momento dell'appello, i bambini in cerchio sul tappeto.
Passa di mano in mano qualcosa, hanno un'aria da complotto. Sbircio appena: sono dei pesci d'aprile (sì, è il due, ma ieri era domenica!) lunghi, larghi, sorridenti, coloratissimi. Il fanfarone di turno racconta di aver visto un vigile fare uno scherzo ad un poliziotto. Sguardi increduli e ammirati.
Ed ecco la bambina che arriva in ritardo, all'oscuro di tutto, viene rincorsa in punta di piedi. Fatta! L' enorme pesce fa subito bella mostra di sè sulla sua schiena!! Ridono, soddisfatti.
Ma stamattina questa bimba non è in vena: muso lungo, braccia incrociate sul petto. Si accorge dello scherzo, ed è tragedia. Girata contro il muro scoppia a piangere disperata.
Provo a non mediare, e dopo un momento di tensione e scambi di occhiate, Giacomo parla per tutti: "ma era solo uno scherzo! Perchè ti arrabbi tanto?". Lei si volta appena e grida rabbiosa: "Piango perchè la mamma mi ha picchiata, non per il vostro stupido pesce!!".
I compagni cercano i miei occhi, chiedono le mie parole.
Provo a domandare alla bambina se ha voglia di parlarne, ma non risponde.
Filippo è molto arrabbiato.
"Non si può! Ti ricordi Gioia, l'abbiamo letto nei diritti dei bambini!"
Li lascio parlare, confrontarsi. Raccontano delle loro mamme, dei loro papà, quando perdono la pazienza. Trovo giusto spendere una parola per questi genitori a volte stanchi, a volte incapaci di trovare altre risposte, che però li amano intensamente.
Conveniamo che non è giusto, che ci sono tanti modi per farsi ascoltare,
ma che (come capita a loro), qualche volta il corpo agisce senza
consultare il cuore.
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