Di montessoriane qui in giro ce ne sono poche. E io, che a dispetto del ruolo non mi definisco tale, vado ad assottigliare le fila del già esiguo numero.
Oggi mi sono fatta una lunga chiacchierata con una montessoriana doc: formata, preparata, certificata. E' stanca, sente di remare contro vento. I genitori si entusiasmano all'idea, iscrivono i bimbi pieni di aspettative, di curiosità.
Poi però cominciano a chiedere. E i compiti? E la bella grafia? E il problema di matematica? E la data in cima alla pagina?
Già, non conta che nelle nostre scuole i problemi matematici sono funzionali al vivere, che i bambini li affrontano con l'entusiasmo della scoperta e non con la stanchezza della ripetitività. Conta che non si mettono per iscritto in modo ordinato e metodico. Che la creatività è caos.
Non conta che i pensieri dei nostri bambini sono profondi, personali, originali. E che fanno riflettere anche i grandi. Alla fine, ciò che salta all'occhio è una grafia meno controllata, precisa.
Che poi, mi chiedo, li vogliamo ordinati, metodici, controllati e precisi? Va benissimo, ma sappiamo che la cornice che noi imponiamo (riassunto, verifica, prova, colore dentro i bordi, disegni su commissione...) tende a spegnere? E' più facile incastrarsi nella cornice che esporsi con i propri talenti, mi sembra ovvio. Ma evidentemente, non è così ovvio.
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