Il
lungosenna gronda. Scendono dalle scalinate, dai bateau, migrano e
vociano, a volte con la Nikon al collo, altre con il giornale sotto
il braccio.
Cani, bambini.
Cani, bambini.
Paolo
ha nelle mani l'entusiasmo, mentre dice di cose, di progetti. E le
travasa il sorriso nella bocca, lo stupore dentro gli occhi.
Una
soffitta da cui si vede la cima bianca della Sainte Chapelle. Sullo
stesso pianerottolo una coppia di architetti spagnoli, che di lunedì
offre sangria sul terrazzino. Piccoli lumini tra le piante
d'alloro.
E
ancora Francesco e le sue bruschette, in quel locale italiano con le
tende gialle, qualche gatto macchiato di grigio tra i tavoli.
“Non
è bellissimo?”, e Paolo ha fatto un gesto tondo, mostrando tutto
quel colore, quella vita che bastava un sì.
Quel
sì raccolse Parigi sul palmo della mano, mentre loro decidevano di
chiavi, di biglietti, di lenzuola, tra le briciole di pane.
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