venerdì 3 agosto 2012

Bernard

Bernard si chiese se fosse stata l'acqua a risvegliare in lui il ricordo.
Abbassando gli occhi, osservò compiaciuto le bianche ghette calzate sugli stivaletti di vitello nero. Piantò saldamente il bastone da passeggio a terra, e sollevò le suole alternativamente, spostando busto e testa di lato, per controllare gli appoggi, come farebbe il bravo stalliere con un purosangue.
Si chiese se raggiungere il ruscello, che ancora distintamente udiva scorrere, attraversando la boscaglia. Ma l'espressione di tedio dipinta sotto i folti baffi all'inglese palesò la scelta, ancor prima dei suoi passi.
Proseguì sulla strada maestra e colse, con fare distratto ma consapevole della poesia racchiusa in quel gesto, un fiore d'elleboro. Lo infilò all'occhiello.
Sì, probabilmente il fluire lento dell'acqua fra i ciottoli gli aveva portato a memoria un bambino magro, secco, intento a cacciare le rane. I pantaloni arrotolati fin sopra le ginocchia, la mani infangate, un sorriso incantato, che la luna scopriva.
Gli assomigliava di certo quel bambino, aveva il suo sguardo. Ma Bernard, spietato e già assente, lo inabissò fra i flutti.

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