"Il solito bignè professoressa?"
"Quello, sì. Quello con la glassa rosa".
Laura sorride, raccoglie il dolcetto con mani incerte, ringrazia.
Trova un posto libero, nella pasticceria che sa di caramello e lievito. Si siede e religiosamente poggia il piccolo bignè sul piattino bianco.
Toglie il cappello e si aggiusta, guardandosi attorno.
Il segretario della scuola sfoglia il giornale distrattamente, la tazzina del caffè tenuta stretta, a mano piena.
Il padre e la madre di Perelli, seduti poco più in là, sorbiscono un cappuccino a testa bassa, in silenzio. Sono stati nuovamente convocati dalla preside.
Laura trattiene questo tempo nell'attesa di consumare il suo rito. Il bignè è piccolo, potrebbe mangiarlo con un solo boccone, anche in modo piuttosto garbato. Non l'ha mai fatto. A volte, quando è di fretta, lo ha suddiviso in due morsi. Altre, e sono state le più soddisfacenti, si è concessa di assaporarlo lentamente, in tre lunghissimi e sostanziosi momenti.
Ecco che Laura, dopo aver deciso per un tempo dilatato e appagante, afferra il dolcetto dall'estremità più prossima e ne addenta la terza parte, ad occhi chiusi. Porge l'orecchio a sentire le tazze tintinnare, la cassa aprirsi e richiudersi, qualcuno entrare e dire "buongiorno".
Pollice e medio si sporcano appena di glassa.
Un sospiro lieve e Laura è pronta per il boccone di mezzo, quello a cavallo tra piacere e piacere, tra sommità e sommità.
"Professoressa, posso accomodarmi?"
Il tono stentoreo e accattivante è quello del professor Manzi, giovane docente di educazione motoria. Laura solleva lo sguardo sulle spalle larghe, sul sorriso sornione, poi lo abbassa, sui due terzi di gioia che tiene delicatamente tra le dita.
Senza attendere risposta Manzi si lascia cadere, pesante, sulla sedia.
"Grazie, non c'è neppure un tavolo libero", dice chiamando con un gesto la cameriera.
Laura raddrizza la schiena, serra appena le labbra e posa lenta il pasticcino.
"Non lo mangia?"
"No, mi sento poco bene".
"Se non le dispiace..."
E con mano rapace Manzi afferra il bignè, che tosto sparisce nella bella bocca avida.
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